Ciò che predomina nella relazione tra la vittima e il carnefice è la mancanza di “principio di realtà”, ovvero una dispercezione dei fatti realmente accaduti.
Gianluca Santoni ci aiuta a capire il profilo di uno stalker
Lo stalker produce nella vittima profondi turbamenti che ledono, molte volte in maniera irreversibile, l’equilibrio fisico e psichico di quest’ultima, perché in seguito all’evento la vittima sperimenta un deterioramento mentale che va ad intaccare il suo benessere psicofisico.
La sistematica violazione della libertà personale posta in essere mediante comportamenti ripetuti e intrusivi di sorveglianza e controllo, di ricerca di contatto e comunicazione nei confronti di una vittima che risulta infastidita e/o preoccupata da tali attenzioni e comportamenti non graditi, conduce a reazioni psichiche delle vittime tali da rendere necessaria un’indagine introspettiva.
Sulla base della sua pratica terapeutica ha potuto capire – prosegue lo psicoterapeuta – che le vittime diventano carnefici di se stesse, tanto da identificare 3 tipologie di stalker:
• Lo stalker “controllato”: attua un controllo sulla propria vittima, attraverso internet o effettuando dei veri e propri pedinamenti e difficilmente compie gesti di violenza. Spesso lo stalker viene inteso come un uomo o una donna che viene lasciato/a dal proprio partner, ma a volte, non avviene tutto ciò. In alcuni casi clinici che ho seguito, per esempio, la vittima e il carnefice non avevano vissuto un legame duraturo nel tempo, ma al massimo si erano incontrati due o tre volte. In questo caso lo stalker nei brevi incontri aveva avuto modo di reperire le informazioni necessarie per stabilire una modalità di contatto con la vittima. Quando l’altro o l’altra si accorge di alcuni comportamenti ossessivi e non vuole continuare la relazione o la conoscenza, si crea un distacco psicofisico, in cui lo/la stalker reagisce cercando una comunicazione con la vittima per attenuare quell’angoscia dovuta “all’abbandono”. Generalmente, lo stalker controllato tenta di comunicare attraverso telefonate, sms, lettere, mail o anche scritte sui muri che creano un contatto con la vittima, facendola sentire osservata e sorvegliata. Lo stalker controllato non vive la relazione con la vittima attuando violenza fisica, ma psicologica, in quanto desidera manipolarla per renderla oggetto e fulcro della propria esistenza. Rivive nel rifiuto un abbandono, che non è riuscito a superare e che riesce a colmare attraverso un punto di fissazione, procurando a se stesso stati ansiogeni. In ambito terapeutico, lo stalker controllato ottiene ottimi risultati e di conseguenza anche la vittima, in quanto non si è verificato nessuno o qualche episodio di violenza fisica.
• Lo Stalker “non controllato”: inizialmente attua le stesse modalità dello stalker “controllato”; cioè tutte attività che tendono a controllare la vittima in modo virtuale, oppure attraverso persone o familiari che hanno contatti ravvicinati con la stessa. Con questo tipo di stalker ho avuto modo di carpire determinati atteggiamenti che sottolineano una marcata tendenza a manipolare la vittima, anche attraverso regali o mazzi di fiori recapitati a casa o in ufficio. Queste modalità, a mio avviso, hanno il potere di confondere la vittima e di creare un legame stretto con lo stalker; creando un “up and down” tra allontanamento e avvicinamento e tra sentimenti di odio e di amore. Il “non controllato”, quando non riesce ad avere dei contatti con la vittima, entra in uno stato ansiogeno e coglie ogni occasione per infliggere dolore attraverso la violenza fisica. Tra le diverse psicoterapie intraprese in ambito clinico, ricordo un episodio in particolare di una donna con poco più di trent’anni d’età, vittima di stalking già da due anni prima; inizialmente lo stalker era “controllato”, quindi agiva attraverso mezzi di comunicazione virtuali come internet, nel momento in cui si è verificato l’ennesimo rifiuto verbale molto violento da parte della vittima, lo stalker si è recato nel luogo in cui si trovava la donna e ovviamente, cogliendola di sorpresa, l’ha trascinata in un bagno dandole ripetute percosse e dopo averla stordita, con un taglierino le ha procurato ferite profonde al seno. Ho raccontato questo episodio per spiegare che il “non controllato” rientra in un profilo psicopatologico, e tale profilo, è caratterizzato da diversi fattori familiari e ambientali in cui lo stalker ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza e come si è proiettato nella vita adulta. Naturalmente, i fattori possono essere molteplici; uno tra questi è “l’abbandono” che troviamo anche nello stalker controllato, ma ben più grave è l’abbandono legato alla violenza fisica subita dalla figura materna o la visione di atti violenti su altre persone. Durante le sedute di psicoterapia, molti stalker hanno sempre affermato di ricordare la violenza del padre nei riguardi della propria madre, ed erano in grado di raccontare le scene violente nei minimi dettagli. Tutto ciò invita a riflettere su come il profilo dello stalker, da me denominato “non controllato” o psicopatologico, sia un sistema complesso di processi cognitivi sfalsati da una realtà colma di violenza e di manipolazioni psichiche da parte di persone che dovrebbero insegnare ad amare in modo sano. Invece, a parer mio, questo profilo di stalker rappresenta la figura del “Falso Sé”, in cui avviene una scissione in due parti; cioè un Sé manipolativo che tende ad attirare la vittima e renderla sua per un periodo di tempo, quando l’atto manipolativo non mostra più risultati, entra in azione l’altra parte del Sé, cioè quella schizoparanoide e quindi si pianifica l’atto o gli atti di violenza. Nella pratica terapeutica il “non controllato” richiede un lavoro esteso nel tempo che non si può definire, in quanto individualmente ogni stalker, ha delle difese psichiche che possono confondere lo psicoterapeuta, soprattutto nella pratica manipolativa in relazione ai fatti realmente accaduti.
• Il “falso Stalker”: è colui il quale diviene vittima pur essendo additato come stalker. Chi mente su questioni gravi come queste potrebbe essere una o uno psicotico che possiede una visione distorta della realtà. Solitamente, una personalità psicotica, con mancanza di principio di realtà crede che quanto affermato in relazione ad un’aggressione o un pedinamento da parte di un’altra persona sia la realtà e ne rimane fermamente convinto. Succede spesso di incontrare nei percorsi terapeutici soggetti psicotici che si procurano delle ferite o ematomi per rendere credibile agli occhi del terapeuta una violenza non procurata da altri. Persone del genere hanno delle manie persecutorie e nel loro percorso di vita si sono sempre sentite perseguitate o non sono state mai ascoltate dalle figure genitoriali. Tutto ciò ha generato un Sé distorto che, gli garantisce visibilità al centro di una scena. Purtroppo il soggetto psicotico viene alimentato, a volte, dai mass media che, giustamente ci informano ma amplificano la realtà distorta di queste persone che prendono spunto da ciò per creare una realtà personale che, ahimè include persone innocenti. È importante filtrare in modo adeguato le informazioni riguardo allo stalking per evitare disagi psichici sia alle vittime reali che ai falsi stalker.