Matteo SIMONE
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La partenza della Badwater ultramarathon, 135 miglia, 217km, è a Badwater Basin, Death Valley, Nord America a 85 m. sotto il livello del mare e l’arrivo è a Whitney Portal a 2.530 m. dopo aver attraversato tre catene montuose per un totale di 4.450 m. di salita e 1.859 m. di dislivello negativo con temperature superiori ai 40 gradi. Nel 2017 Marco Bonfiglio si classificato al secondo posto dietro al giapponese Lino Wataru impiegando 26h01’. Nel 2018 Michele Graglia vince la gara in 24h51’ precedendo l’americano Jared Fetterolf.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Michele attraverso risposte a un mio questionario del 2016, le sue risposte sono interessanti ed utili per coloro che si apprestano a percorrere lunghi chilometraggi ma anche per i più esperti: Ti puoi definire ultramaratoneta? “Ho corso la mia prima ULTRA a Maggio 2011 e dopo piu di 4 anni di gare corse in paesi e continenti diversi, al momento, mi ritengo Ultramaratoneta.” Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “La UltraMilano-Sanremo 2014 e stata sicuramente una delle gare più dure, principalmente per la sua distanza. Ben 285Km, e come ‘prima volta’, è stata davvero un viaggio straordinario. A livello psicologico principalmente. Anche la Leadville in Colorado, corsa tutta tra i 3.000 e i 4.000 metri, è sicuramente nella top3!”
Michele Graglia non è uno dei tanti ultramaratoneti che ho intervistato, ma uno dei più resistenti e più resilienti per l’impegno, la determinazione, la passione nel dedicarsi a gare lunghissime e durissime di corsa a piedi. Questa sua dote e passione l’ha scoperta alcuni anni fa imbattendosi con le corse di lunga distanze, e da allora non si è più fermato ma ha trovato le modalità giuste per essere più performante diventando espertissimo e formandosi per quanto riguarda l’importantissimo approccio mentale ed anche formandosi sull’alimentazione giusta: Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Significa AVVENTURA, pura! Trovo inoltre che essere Ultramaratoneta sia la migliore rappresentazione di me stesso. Mi ha permesso di scoprire un mondo completamente nuovo, dove i limiti non esistono e di un fascino incontrastato.”
Questa disciplina sportiva è considerata durissima ma chi la pratica lo fa per passione e per scoprire nuove realtà, quasi mondi paralleli; si tratta di avventure, viaggi scoperte: Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “Sotto le feste di Natale 2010 lessi per caso il libro UltraMarathon Man di Dean Karnazes. Lo trovai di grandissima ispirazione e senza cognizione di causa alcuna decisi di voler provare questa pratica. Dopo meno di 6 mesi (Maggio 2011) partecipai alla KEYS100 (160km) dove, dopo allenamenti intensissimi, mi trovai in testa fino al 140Km. Purtroppo la mia inesperienza (e completa ignoranza in ambito nutrizionale e di idratazione) gioco un ruolo fondamentale quando picchiai a terra svenuto per gravi problemi di iponatrimia. Impiegai più di 2 mesi per riprendermi e poco più di 6 mesi dopo partecipai alla EVERGLADES 50 (miles) dove portai a casa la vittoria, e da quel momento non mi sono piu fermato.”
Si può incontrare per caso questa disciplina, ci si può appassionare, ma è importante il massimo rispetto di quello che si sta facendo ed essere disponibili ad apprendere sempre dall’esperienza: Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? “Semplicemente Avventura ed esplorazione. Non solo di paesaggi selvaggi dove spesso mi trovo a correre ma forse, e soprattutto, esplorazione dei propri limiti e delle proprie capacita. Le Ultra sono un vero e proprio viaggio introspettivo.” Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “E inevitabile, si attraversano momenti davvero unici, di un’intensità inesplicabile. L’andare ‘OLTRE’ e la differenza che c’è tra essere un corridore “normale” e un ultrarunner. Quando il corpo non ce la fa più e la mente (e il cuore, inteso come passione – motivazione – ispirazione) che ti permettono di andare avanti.“
Michele spiega l’importanza non solo del corpo, del fisico, dei muscoli ma anche l’importanza del cuore, della passione, degli aspetti mentali che ti aiutano a superare le crisi che spesso sono momentanee: Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme? “Parte tutto dall’ispirazione ma credo sia principalmente DEDIZIONE, e trovare la giusta MOTIVAZIONE. Quando (inevitabilmente) le energie vanno via e ogni muscolo nel corpo urla di dolore e tutta questione di trovare la giusta motivazione per continuare a spingere.” Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine? “Credo che il dire ‘non potere’ sia l’unica cosa che ci possa fermare dal raggiungere gli obiettivi fissati. C’è un detto qui negli States che dice: ‘He who says he can and he who says he can’t, are both perfectly right.’ Quindi, rispondendo alla tua domanda, no. Non credo esista gara o avventura che potrei ‘non’ terminare.“
Più dura è la lotta più grande è la gloria, questo sembra essere il motto di Michele, per lui ‘potere’ o ‘non potere’ ha lo stesso valore, tanto lui può sempre, non esiste troppo caldo o troppo freddo, per Michele non esiste la Fatica, non esiste la Paura, lui ci va a nozze con questo tipo di gare o avventure considerate estreme, durissime, lunghissime: C’è una gara estremi che non faresti mai? “La Yukon Arctic (CANADA) e la Badwater (USA) sono considerate le due gare più estreme al mondo. La prima considerata brutale per essere la più fredda, con temperature intorno ai -40 gradi. La seconda considerate massacrante per essere la più calda, correndo attraverso la Death Valley con temperature intorno ai 50 gradi. Quest’anno (2016) ho intenzione di partecipare ad entrambe. Quindi direi no, e la pura sfida (la famosa CHALLENGE) che dà forza alla mia passione. Quindi più grande e la sfida, più forte e il desiderio di intraprenderla.”
Ed infatti detto, fatto, Michele ha partecipato ad entrambe le gare vincendo la prima della distanza di 100 miglia in poco più di 21 ore e arrivando 25° alla seconda che poi ha vinto nel 2018: Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta? “Al momento la mia Passione non mi lascia, anzi, e fino a quando avrò il desiderio di spingere ‘oltre’ continuerò questa fantastica avventura. Dopotutto esempi come il grande Olmo mi fanno sperare al meglio, con l’evidente possibilità che nelle corse di lunga distanza si può essere competitivi fino ad oltre 60 anni!”
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta? “Dopo la brutta esperienza della mia prima gara imparai molto e mi portarono a studiare e imparare molto. Decisi quindi di prendere la qualifica di Running Coach e Nutrizionista Sportivo presso la USA Track&Field per meglio gestire la mia preparazione atletica e nutrizionale. Fino a questo momento non ho avuto infortuni che abbiano messo in pausa, ovviamente qualche infiammazione o problemino qua e la sono normali, ma questo intro e solo per evidenziare che, con i giusti recuperi e la giusta cura per il proprio corpo, gli infortuni possano sempre essere evitati.”
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta? “Passione e il Desiderio di spingere sempre oltre.”
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “E il senso di Esplorazione che ci porta a connettersi con se stessi. A scoprire se stessi. A migliorare e a crescere. Sempre. Senza questa ricerca di evoluzione si stagna. La nostro mondo non ha più continenti da attraversare, o valli da esplorare, o paesi da conquistare. Esistono solo limiti da abbattere. E credo questa sia la vera esplorazione della nostra generazione, rivolta verso I nostri limiti, intesi come limiti umani. Lo trovo estremamente affascinante.”
Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme? “La mia famiglia mi supporta molto e questo e importante per me. Anche se credo sia normale che le preoccupazioni della mamma siano sempre piuttosto evidenti. Per questo motivo preferisco sempre non ‘vederli’ durante queste prove estreme. Si attraversano momenti molto difficili e l’esperienza vissuta dalla parte di un genitore non e mai piacevole.”
Che significa per te partecipare ad una gara estrema? “Mettersi alla prova. La competizione non e mai contro gli avversari ma contro se stessi.”
Anche Michele come tanti altri ultrarunner o ultraciclyng racconta aneddoti relativi ad allucinazioni, succede che la stanchezza, la fatica faccia brutti scherzi, ma poi sorridi, ci ridi sopra e continui più determinato più prima e più convinto nel raggiungere il tuo obiettivo che sia di terminare la gara, il viaggio, l’avventura, l’impresa oppure di fare il tuo miglior risultato: Ti va di raccontare un aneddoto? “Durante una 100 miglia nello stato di New York mancavano circa 30km alla fine ed era tutto il giorno che correvamo sotto una pioggia incessante. Il buio della notte aveva reso le valli della Virgil Crest di un buio pesto e il freddo cominciava a farsi sentire. Solo le nostre luci frontali aprivano un tunnel di luce tra la fitta boscaglia. Ad un certo punto comincio a sentire passi dietro di me, anche se voltandomi non cerano altri corridori in vista. La cosa va Avanti per diversi minuti fino a quando comincio ad essere turbato. D’improvviso vedo delle figure al mio fianco e distinto tiro un urlo di terrore a pieni polmoni. Un mix di fatica, freddo e poca lucidità mentale avevano trasformato le ombre create dai rami e dalla mia luce frontale in un ‘branco di lupi’ che mi inseguiva. Parto cosi a tutta velocita nella direzione da cui ero venuto, in cerca di aiuto. Dopo pochi minuti realizzai che erano solo Allucinazioni!! Scoprii poi che le allucinazioni sono una parte quasi “normale” del nostro sport.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “L’Ultramaratona porta alla scoperta di se stessi ma soprattutto alla formazione del proprio carattere e alla crescita personale. Il desiderio e la passione possono portare lontano e quello che ho imparato e che i limiti sono solo quelli che poniamo a noi stessi. Realmente, non esistono limiti a quello che il corpo umano può raggiungere con la giusta preparazione e motivazione.”
Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa? “Chiaramente una pratica sportive simile richiede moltissime ore dedicate alla preparazione sia fisica che mentale. Questo rende le relazioni personali alquanto difficili. Per fortuna mia moglie supporta questa mia passione e riesco a gestire la nostra vita sentimentale anche se con qualche difficolta a volta. Dall’altra parte invece la mia vita sociale e diventata pari a zero.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Da un certo punto di vista adoro il mio percorso, con I suoi tentativi ed errori, prima di trovare la strada giusta. Chiaramente se potessi tornare indietro, all’inizio, prenderei un Coach con esperienza per evitare certe ‘facciate’.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? “No assolutamente no Farmaci, nemmeno anti-infiammatori. Come supplementi, duranti I carichi e gare, prendo solo amino acidi ramificati per recuperare più velocemente. Ho pero cambiato sensibilmente la mia nutrizione eliminando completamente glutine, quindi pasta, pane e altri carboidrati semplici ma incrementando notevolmente l’assunzione di vegetali e frutta. Questo favorisce l’assunzione di tutte le vitamine ed enzimi necessari.”
Ai fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali? “Solitamente faccio una visita sportiva e una cardiologica ogni anno, per assicurarmi che tutto sia a posto.”
Qualcuno ti ha consigliato di ridurre la tua attività sportiva? “Si, probabilmente più volte di quelle che posso ricordare. Anche se a dire la verità prendo i consigli dei ‘dottori’ con le pinze… trovo che molte opinioni manchino di cognizione in questo ambito. Basti pensare che fino agli anni 80 alle donne era proibito partecipare alle Maratone perchè considerate ‘letali’ e perché si pensava che avrebbero causato danni permanenti alle ovaie. Questo spiega il mio approccio e il perchè considero che anche la pratica medica abbia bisogno di una evoluzione.”
Hai un sogno nel cassette? “1000 sogni e un mondo intero da esplorare! Il mio più grande sogno e attraversare tutti i grandi deserti del pianeta. Un grande sogno nel cassetto che spero di poter realizzare nel future prossimo!”
Interessante la storia di Michele Graglia che lascia la vita da modello e si dedica al running, una sua intervista è riportata nel mio libro “Ultramaratoneti e gare estreme”.
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Interessante il libro di Michele Graglia scritto con Folco Terzani, “Ultra: La libertà è oltre il limite.”
Matteo SIMONE
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