Dite la verità, quando si parla di kiwi (…chissà perché!!) viene spontaneo immaginare ambienti esotici o comunque orientaleggianti; in realtà questo sfizioso frutto dal sapore acidulo, ma al tempo stesso gustoso e rinfrescante, deriva da una coltivazione cinese plurisecolare (…700 anni almeno!!): delizia preferita dagli Imperatori del Sol Levante e la cui pianta veniva usata anche per scopo ornamentale, è ormai diffusa da diversi anni anche nel nostro paese; solitamente viene consumata tagliandola a metà e scavandola con un cucchiaino (come una coppetta di gelato, insomma!!), ovvero a fettine con l’aggiunta di zucchero (…giusto per ridurne l’asprezza), nelle macedonie ed in altri infiniti usi di dolciari.
A fine ‘800 dalla Cina questo frutto arrivò in Nuova Zelanda, paese dove si diffuse in maniera significativa visto che lì trovò ottimali condizioni ambientali per essere coltivato, assumendo peraltro l’attuale denominazione di “Kiwi”, l’uccello simbolo del paese oceanico per via della sua somiglianza.
Buccia di colore marrone cosparsa di pelucchi, una polpa verde-clorofilla (..peraltro in esso contenuta), semini piccoli e neri disposti a mò di raggiera intorno al centro della bacca, ha una forma che vagamente richiama un uovo o ad una piccola patata. Ricco di vitamina C, potassio, rame ferro, fibre e vitamina E viene consigliato per chi fa sport per via della presenza di sodio che diminuisce il rischio di crampi; suggerito a chi è attento dell’estetica, visto che le vitamine antiossidanti distruggono i radicali liberi, favorendo così una pelle liscia, elastica e meno rugosa; ancora, è particolarmente indicato per fronteggiare i trigliceridi, aiutare la vista e favorire la digestione.
La diffusione del kiwi nel nostro paese è relativamente recente (alla fine del 1960), stentando non poco agli inizi ma “affrancandosi” definitivamente durante gli anni ’80 al punto tale che l’Italia è riuscita gradualmente a scalare la classifica dei produttori di questo particolare frutto, risultando ai giorni nostri il primo paese in Europa e tra i primi al mondo (superando in questa speciale graduatoria anche la Nuova Zelanda) con quasi 25.000 ettari dedicati alla sua coltura e una produzione di circa 450 mila tonnellate.
Ed è in Calabria, in particolare, che si ottiene un raccolto di riguardo: nella terra degli agrumi, infatti, la coltivazione del kiwi ha trovato una culla ideale, forse per via del clima caldo-umido, sicuramente per le caratteristiche strutturali dei terreni……in ogni caso creandosi un ottimale rapporto tra questa coltivazione e l’ambiente circostante: cosa importantissima, posto che si è riusciti a raggiungere la maggiore produzione nazionale, oltre che qualitativamente migliore rispetto a quella di altre zone del nostro stivale.
E, se tanto mi da tanto, la
gastronomia della regione non ha perso l’occasione per
elaborare, con questo pregevole frutto, anche altre
“variazioni sul tema”, facendone così un
prodotto tipico calabrese di riguardo: prendiamo ad esempio
la confettura di kiwi, una composta che sfrutta al meglio le sue eccellenti
qualità organolettiche realizzandola secondo artigiana ricetta…quasi a dire, una “
evoluzione nel segno della tradizione”: infatti utilizza come ingredienti solo
zucchero e frutta (nientemeno
l’82%....provate a vedere in dispensa se altri analoghi prodotti raggiungono tali livelli!!),
senza ricorrere a
pectine, addensanti e conservanti.
Ideale per i consueti usi di una qualunque mostarda (dunque per farciture e per i ripieni di crostate, biscotti e dolci da forno, ma anche spalmata su una semplice fetta di pane), questa vera chicca calabrese si presta bene ad essere abbinata deliziosamente ai formaggi caprini ed a quelli freschi.
In pratica un prodotto “moderno” in una confettura di quelle “che si facevano una volta"!!
Fonte notizia
www.saporidellasibaritide.it scheda.asp id=526