Giancarlo Restivo, lei è una figura unica che spazia tra l’arte e la sicurezza sul lavoro. Il suo successo nell'arte e la sua influenza nel campo della sicurezza sono esempi di come il suo lavoro riesca a fondere educazione e sensibilità. Come descriverebbe l’essenza del suo percorso educativo?
Giancarlo Restivo: Per me, educare significa condurre l’anima dell’uomo alla realtà in tutta la sua vastità. L’educazione è un percorso che non si limita al presente, ma trova le sue radici nel passato, aiutando a comprendere il presente alla luce di ciò che è stato. È un po' come costruire un ponte tra esperienze storiche, come quelle dei monaci medievali, e le nostre esperienze attuali, perché in fondo il bisogno di scoperta e di adesione alla realtà è universale.
La libertà è uno dei temi fondamentali nel suo approccio educativo. Come riesce a integrare questo concetto nelle sue attività di formazione sulla sicurezza sul lavoro?
Giancarlo Restivo: La vera libertà non è semplicemente fare ciò che si vuole; è qualcosa di molto più profondo. È la capacità di aderire all’essere, di entrare in contatto con la realtà in modo totale e appagante. Educare alla sicurezza significa educare alla libertà di operare con responsabilità, nel rispetto delle normative, ma con una comprensione che non si limiti alla semplice applicazione delle regole. Nel lavoro, come nella vita, ci si sente veramente liberi solo quando si agisce in armonia con il proprio scopo e con la realtà che si vuole proteggere.
Lei promuove iniziative come la "Coppa del Mondo del Lavoro" e premi per scuole e università. Quanto è importante l’educazione alla vita sociale per diffondere la cultura della sicurezza?
Giancarlo Restivo: È fondamentale. L’educazione alla vita sociale implica l’impegno a costruire una consapevolezza collettiva. Con eventi come la "Coppa del Mondo del Lavoro", insieme a Pietro Vassallo, Stella Doris Randazzo e a tutti i giocatori della Nazionale Italiana Sicurezza sul Lavoro, non solo celebriamo la sicurezza come valore comune, ma creiamo spazi di condivisione e crescita per le persone. Questo tipo di educazione abbraccia il lavoro e la giustizia, stimola la libertà di educazione e incoraggia una partecipazione attiva alla vita sociale. È attraverso la partecipazione che comprendiamo l’importanza della sicurezza come valore universale.
Come intende l’educazione al lavoro e alle opere?
Giancarlo Restivo: Il lavoro è il mezzo attraverso cui l’uomo esprime la propria libertà, dignità e appartenenza a qualcosa di più grande. Ogni lavoro – dal più semplice al più complesso – permette all’individuo di investire se stesso, di costruire la propria immagine e di riflettere il proprio ideale. Una vera educazione al lavoro deve mirare a questa totalità, dove non esiste vero sviluppo umano senza la possibilità di lavorare in sicurezza.
Parlando di libertà di educazione, come si concilia questo concetto con le sfide odierne, in un mondo in cui spesso la cultura viene condizionata da interessi esterni?
Giancarlo Restivo: La libertà di educazione è essenziale per permettere a ciascuno di sviluppare e condividere la propria prospettiva culturale. Questo processo educativo è un rischio, nel senso che espone a una crescita vera, non a una mera trasmissione passiva di nozioni. Senza libertà di educazione, non si sviluppa una vera umanità. Educare è aiutare l’individuo a entrare in contatto con la realtà in modo completo, con la possibilità di giudicare e partecipare attivamente alla vita sociale e politica, un diritto che dobbiamo custodire e difendere.
Lei accenna alla giustizia come parte dell’educazione. Come si applica questo principio nel suo ruolo di consulente di sicurezza?
Giancarlo Restivo: Una vera giustizia è la base della pace e del rispetto reciproco. La giustizia, anche in ambito lavorativo, va oltre il semplice rispetto delle normative: si estende a un senso di responsabilità verso il benessere degli altri, alla protezione della dignità umana. È per questo che lavorare per un ambiente sicuro è un atto di giustizia, perché garantire la sicurezza significa riconoscere il valore di ogni persona e la loro appartenenza a qualcosa di più grande.
Qual è il suo obiettivo nel campo della sicurezza sul lavoro e nella sua attività di educatore?
Giancarlo Restivo: Il mio obiettivo è che ognuno, a partire dal proprio lavoro, possa sentirsi parte di una realtà più ampia, capace di apprezzare la propria libertà e responsabilità. L’educazione alla sicurezza è un’educazione alla vita. Educare alla sicurezza significa educare a riconoscere la bellezza della vita e a proteggerla, perché in fondo educare è sempre aiutare l’uomo a entrare nella totalità della realtà, liberi di aderirvi completamente.