di Adolfo Tasinato
L'Italia ha spesso visto la disinformazione e il dossieraggio come strumenti di potere, utilizzati per delegittimare avversari politici, risultando evidente come l'assenza di una vera pacificazione nazionale continui a essere un terreno fertile per tali pratiche.
Molti soni i casi verificatesi in Italia cito solamente quelli relativi a Berlusconi e Sangiuliano.
La carriera politica di Berlusconi è stata segnata da numerosi scandali, molti dei quali orchestrati o amplificati da ambienti legati alla sinistra. L'uso di intercettazioni telefoniche e la diffusione di informazioni sensazionalistiche hanno danneggiato la sua immagine pubblica, con l'obiettivo di influenzare l'opinione pubblica attraverso una narrazione controllata.
Il Ministro Sangiuliano è stato coinvolto in un caso di presunto uso improprio di fondi pubblici, con accuse amplificate da una campagna mediatica. Questo episodio ha sollevato interrogativi sulla manipolazione delle notizie per fini politici, culminando nelle sue dimissioni.
L'inchiesta sui dossieraggi
Recentemente, un'inchiesta ha rivelato un presunto sistema di dossieraggio contro politici, manager, e figure pubbliche. Questa inchiesta ha portato alla luce accessi abusivi a dati finanziari e personali, con l'ipotesi di un uso per ricatto o delegittimazione politica contro Ministri e sottosegretari del Governo in carica. La procura di Perugia ha indagato su centinaia di accessi non autorizzati, evidenziando una pratica che potrebbe aver coinvolto anche figure istituzionali. Le indagini sono ancora in corso ma lo stesso Procuratore capo della Procura di Perugia ha sottolineato la gravità della vicenda.
Il Caso Fanpage contro Fratelli d'Italia
Questo caso, che ha riguardato l'infiltrazione di una giornalista nel movimento giovanile di Fratelli d'Italia, Gioventù Nazionale, è stato presentato come una denuncia di presunti atteggiamenti fascisti e razzisti all'interno del partito. Tuttavia, un'analisi più approfondita rivela come questo possa essere visto come un chiaro esempio di disinformazione politica, utilizzata per delegittimare un avversario politico.
L'inchiesta di Fanpage ha documentato comportamenti e dichiarazioni di alcuni giovani militanti di Fratelli d'Italia avvenute in contesti privati ma confezionate per essere interpretati come apologia del fascismo e antisemitismo. Questo ha scatenato un'ondata di indignazione e reazioni politiche, con le opposizioni che hanno chiesto interventi decisi in particolare da parte di Giorgia Meloni.
Uno degli aspetti più controversi di questa inchiesta è stato il metodo utilizzato: l'infiltrazione. Questo approccio, sebbene non nuovo nel giornalismo investigativo, ha sollevato questioni etiche e legali. Alcuni esperti e commentatori hanno sottolineato che l'inganno per ottenere informazioni, specialmente in un contesto politico, può essere visto come una forma di disinformazione, poiché manipola il contesto in cui le informazioni vengono raccolte.
La critica non è tanto rivolta al contenuto delle rivelazioni, ma al modo in cui sono state ottenute, suggerendo che l'intento potrebbe essere stato quello di delegittimare Fratelli d'Italia piuttosto che informare in modo equo.
Le reazioni sono state immediate e polarizzate. Da un lato, l'opposizione ha sfruttato l'inchiesta per mettere in discussione la leadership di Meloni e la coerenza di Fratelli d'Italia rispetto ai valori democratici. D'altro canto, sostenitori e membri del partito di maggioranza hanno denunciato un attacco orchestrato, un tentativo di screditare il movimento attraverso la manipolazione delle informazioni. Questo dualismo riflette un clima politico dove la disinformazione diventa strumento di potere, capace di influenzare l'opinione pubblica e, potenzialmente, le dinamiche elettorali.
Il caso Fanpage ha sollevato questioni profonde sulla qualità del dibattito pubblico e sull'uso della disinformazione come arma politica. La democrazia si basa sull'informazione corretta e trasparente; quando questa viene manipolata o presentata in modo tendenzioso, si mina la fiducia nelle Istituzioni e nel processo democratico stesso. La disinformazione politica non solo distorce la realtà ma anche la percezione della realtà, creando un terreno fertile per la polarizzazione e l'ostilità tra schieramenti.
Il Ruolo dei Social Media
I social media hanno amplificato il problema, essi offrono una piattaforma dove le notizie false possono diffondersi rapidamente, spesso senza verifica. La disinformazione sui social può essere:
- Coordinata: Reti di disinformazione agiscono insieme per diffondere contenuti falsi, come dimostrato da studi sulla propaganda computazionale.
- Emozionale: Contenuti che suscitano emozioni bypassano il controllo critico, facilitando la circolazione di fake news.
- Algoritmica: Gli algoritmi di social media possono favorire la disinformazione se non adeguatamente regolamentati, mostrando contenuti che generano più interazioni, spesso basati su falsità.
Quello che dovrebbero chiedersi le nostre forze politiche, a cominciare da quelle impegnate ad allargare campi che non si capisce bene quali frutti possano dare, ma anche certi media ridotti a dare spazio ad improbabili personaggi in cerca di fortuna è: quali sono i rischi per la nostra società e per la qualità della politica?
Fare politica attraverso la disinformazione, la ricerca del gossip modello rivista da negozio di parrucchiere per signora ha implicazioni gravi sulla qualità della democrazia, di seguito accenno ad alcune disfunzioni possibili
Erosione della fiducia: la disinformazione mina la fiducia nelle istituzioni democratiche. Quando la politica diventa un campo di battaglia dove la verità è manipolata, i cittadini tendono a disaffezionarsi, vedendo la politica come un gioco di potere senza etica.
Polarizzazione: la disinformazione alimenta la polarizzazione politica. Creando narrative che dipingono gli avversari come moralmente inferiori o corrotti, si contribuisce a una divisione sociale che rende difficile il dialogo e la cooperazione tra schieramenti.
Manipolazione delle elezioni: la disinformazione può influenzare le elezioni, alterando le percezioni degli elettori. Questo non solo distorce il processo democratico ma anche la volontà popolare, basata su informazioni inaccurate o manipolate.
Purtroppo monitorando media e social in questi giorni, dove a far da faro alla politica italiana è una certa dottoressa esperta di wedding planner che detta l’agenda politica e muove le penne di affermati giornalisti o presunti tali, il panorama appare molto desolante.
Ci sono temi in ballo a livello nazionale ed internazionale che vengono totalmente ignorati per fare spazio alle esternazioni della signora ex amica\amante dell’ex Ministro della Cultura, uomo talmente sicuro di sé da non capire che stava camminando su una trave sospesa nel vuoto.
Leggiamo ogni due ore le dichiarazioni della bionda signora che dicono tutto e niente con il solo scopo di accendere i riflettori sulla sua faccia e sui suoi canali social. Probabile strumento\vittima di qualcuno molto più furbo ed ammanicato di lei.
Operazione Sangiuliano utilizzata per mandare un messaggio a Giorgia Meloni? In campo anche i Servizi? Italiani o stranieri o entrambi? Oggi i servizi di intelligence, più o meno tutti, orientano la politica dei Governi e non sono più uno strumento esclusivamente agito da chi governa. Tempi e modi dell’operazione telenovela sembrano corrispondere ad un piano pensato ed organizzato. Vedremo che sarà nelle prossime settimane.
La mancata pacificazione nazionale.
A mio modesto parere questo modo di confrontarsi tra partiti di diversa posizione ideologica, trova le sue radici in un problema che ritengo fondamentale e mi riferisco alla guerra civile latente che ancora non si placa dopo le fine di quella reale l’8 settembre del 1943.
L'Italia non ha mai avuto una vera pacificazione nazionale basata sulla storicizzazione degli eventi. Questo perché alla sinistra politica italiana fa comodo mantenere vive le divisioni storiche. La memoria delle guerre civili e delle epurazioni post-belliche è stata strumentalizzata per mantenere un certo equilibrio di potere, dove l'accusa di fascismo o di collusione con il passato regime è usata come arma politica. Molto comodo dire che se non sei d’accordo con le mie idee sei un fascista o al limite un novax.
La mancanza di pacificazione ha alimentato una sorta di "strategia della tensione" continua, dove la disinformazione e il dossieraggio diventano strumenti per mantenere viva la polarizzazione politica. Questo clima di tensione serve a distrarre l'opinione pubblica da problemi reali e a consolidare il potere di chi riesce a manipolare meglio l'informazione e chi siano questi “consolidatori” in Italia non lo devo certo ricordare io, basta vedere quali sono i gruppi e i personaggi che stanno dietro le testate giornalistiche.
L'Italia mostra come la mancanza di una vera pacificazione nazionale continui a essere un ostacolo alla democrazia. La pratica di utilizzare informazioni riservate o false per delegittimare avversari politici, come già detto, non solo danneggia la fiducia pubblica ma anche il tessuto democratico della Nazione.
Solo attraverso una riflessione collettiva e una vera pacificazione nazionale oltre ad azioni concrete per promuovere la trasparenza, l'educazione digitale e la regolamentazione dei media, si può sperare di costruire una democrazia più robusta, dove la verità e la giustizia prevalgano sulla manipolazione politica. Ma detto tra noi ritengo che questa, per l’Italia, sia solo una bella teoria. Troppo evidente è il radicamento di una parte politica che si definisce democratica, in tutti i centri di potere a tutti i livelli e nei contesti ad esso collegati come la cultura, l’informazione, l’istruzione e senza dimenticare il Presidente picconatore, la magistratura.
Vedremo che accadrà nei prossimi mesi, non dimenticando l’importanza delle elezioni negli USA anche su certi equilibri europei e nazionali. La citazione degli USA non è casuale relativamente alla “stabilizzazione” italiana che si regge anche sulla guerra civile latente, un ruolo lo hanno avuto e lo hanno anche loro.
Ai ministri del Governo suggerisco di guardarsi le spalle e non solo quelle perché la Pubblica amministrazione centrale, a tutti i livelli, è per la gran parte, in mano alla sinistra da molti anni. Facile costruire dossier.
Intanto, per concludere, una bella notizia per l’opposizione italiana; ha trovato un vero “leader”, la signora Boccia.