La maratona, un obiettivo che va maturando nel corso degli anni
Matteo Simone 21163@tiscali.it
Correre la maratona significa diventare manager di se stessi, bisogna avere una grande consapevolezza delle proprie risorse e dei propri limiti.
Bisogna conoscersi bene, sapere qual è il miglior carburante per i propri muscoli sia alla partenza della gara, sia gli ultimi chilometri e bisogna sperimentare anche in allenamento l’integrazione in gara per capire cosa e come assumere determinati alimenti per continuare lo sforzo prolungato nel tempo e terminare la gara senza incontrare il cosiddetto muro.
Il primo avversario da battere è se stessi, a volte ci si sente insicuri, non si crede sufficientemente in sé stessi, si pensa che l’obiettivo sia irraggiungibile, e allora il primo lavoro da fare è mentale, vedersi vincitore, sconfiggere le credenze negative e poi la strada diventa più percorribile.
La maratona oltre a essere una prestazione sportiva agonistica è un’esperienza. Tanti sono i fattori che possono influenzare l’atleta nella sua prestazione. Importante è un’autoconoscenza personale e interiore, a iniziare dal proprio respiro, dall’osservazione interna ed esterna, dall’ascolto delle proprie sensazioni.
Partecipare e portare a termine maratone aiuta anche nella vita privata ad accrescere l’autostima e a superare problemi e difficoltà quotidiana, di seguito alcune testimonianze.
Silvia Bortolotti: “La maratona, corrine una e ti cambia la vita dico sempre io … per me nulla ti rende forte come l’esperienza della maratona … ti rende forte nello sport come nella vita di tutti i giorni.”
Vincenzo Luciani: “Soprattutto la voglia di sfidare me stesso, di mettermi alla prova e di tentare l’avventura, di compiere un’azione straordinaria. E poi ho considerato la corsa come un esercizio allenante anche per la vita di tutti i giorni, perché si impara a resistere, a saper disciplinare se stessi, a mantenere la barra dritta anche nelle avversità della vita. Naturalmente la corsa presenta anche molti aspetti gioiosi: un senso di libertà, la possibilità di incontrare amici validi e di conoscere bene la multiforme fauna umana dei podisti.”
La self efficacy è la convinzione di possedere le capacità che consente di raggiungere i risultati prefissati. Sono quattro fonti di autoefficacia: esperienze di successo, modelli di riferimento, persuasione verbale, sensazioni abbinate a esperienze di successo.
Interessante la testimonianza dell’ultramaratoneta Marinella Satta: “In genere prima della gara, hai sempre la sensazione di non stare bene, dopo un po’ che corri, cominci a carburare e quando sei vicino all’arrivo, in genere di carichi perché sta per finire. Dopo la gara, se ho corso bene, senza fatica, sono euforica e penso già alla prossima gara.”
Importante fare attenzione ai propri ritmi di corsa soprattutto in maratona dove si rischia di svuotare i serbatoi di glicogeno, di seguito alcune testimonianze.
Il nutrizionista maratoneta Francesco Fagnani suggerisce di essere prudenti e non impulsivi: “La maratona mi ha insegnato a non essere impulsivo, ma pacato e riflessivo.”
René Cuneaz (febbraio 2022 in maratona 2h12’48” a Siviglia), invita a conoscersi bene, non esagerare ma a partire cauti senza strafare: “Io ho una sensibilità incredibile del mio limite. Sento se sto correndo più piano o più forte della mia soglia. In maratona è un pregio. Quando provo ad andare oltre faccio talmente tanta fatica che rischio di pagare lo sforzo calando notevolmente il ritmo. Per questo molte volte, in gare anche più corte, mi stacco dal gruppo e continuo col mio passo. Molti atleti, solitamente, li riprendo nel finale di gara.”
La formulazione degli obiettivi e la motivazione
Due aspetti sui quali si lavora molto con un allenamento psicologico è la formulazione degli obiettivi e la motivazione.
Per quanto riguarda gli obiettivi, l’atleta dovrebbe essere in grado di formulare una pianificazione degli obiettivi a breve, medio e lungo termine, obiettivi che siano difficili ma raggiungibili, sfidanti, chiari, raggiungibili dal quale partire per individuare le risorse, qualità, caratteristiche occorrenti da acquisire o potenziare per raggiungere tali obiettivi.
Il percorso per raggiungere obiettivi può richiedere sacrifici enormi, rinunce, spese, difficoltà, rischi, infortuni e non tutti sono disposti a questi impegni. Da soli è difficile, più è alto l’obiettivo, più è alto l’impegno e il costo in termini di investimento di soldi e di tempo.
Per comprendere bene cosa significa correre una maratona, bisogna comprendere che il talento non basta per raggiungere l’eccellenza, l’impegno è di rilevanza fondamentale.
Utilizzando il modello O.R.A. (Obiettivi, Risorse ed Autoefficacia) si definisce chiaramente l’obiettivo temporale e le risorse per raggiungerlo. E’ importante riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto. Come ti vedi avendo già raggiunto l’obiettivo? Come ti senti? Come è stato raggiungere l’obiettivo? Cosa hai fatto? Chi ti ha aiutato? Quali sono state le tue risorse? Da dove sei partito? Quali difficoltà hai incontrato? Come le hai superate?
Di seguito la testimonianza di Elena Casaro in risposta ad alcune mie domande:
Ti sei sentita campionessa nello sport almeno un giorno della tua vita? “Il giorno che ricordo come il più bello (fino ad ora...) della mia vita sportiva: nel 2013, quando sono arrivata 3.a assoluta alla maratona di Torino, facendo il personale di più di 4'. È stato un obiettivo sognato per 4 mesi e mezzo e voluto con tutta me stessa, e quel giorno è stato tutto perfetto, tutto ha girato come doveva girare e viverlo è stato pura magia oltre che sorpresa”.
Cosa c'è dietro una maratona? "Dietro una maratona c'è tanto, tantissimo da imparare; di noi stessi, degli altri, persino dell'universo. Oltre alla preparazione fisica, è un viaggio, un bellissimo viaggio che facciamo dentro di noi. Ci sono le paure (di non farcela), le gioie (quando tutto viene bene e facile), le battaglie interiori per andare avanti quando sembra tutta salita. E poi, all'improvviso, tutto torna, come quando un cerchio si chiude e la consapevolezza di aver dato tutto, per tanto tempo, trova conferma in un risultato che, spesso, è già scritto dentro il cuore, ha preso forma nei tuoi sogni, e si materializza nei tuoi pensieri”.
La gara della tua vita dove sperimentato le emozioni più belle? “Le emozioni più belle le ho sperimentate senza dubbio durante la maratona di Torino del 2013. È stata una giornata meravigliosa, talmente meravigliosa da sembrare surreale. Ho veramente vissuto un sogno, e sono riuscita a raggiungere quello che avevo visualizzato per quel giorno. Poco prima di arrivare ero così felice che ho pensato di regalare al pubblico un po’ di quella immensa felicità, per cui sono arrivata al traguardo facendo l’aeroplanino! (La mia allenatrice pensava di più al cronometro!). In quel momento si è chiuso un cerchio, la vita mi ha donato quello per cui avevo lavorato così tanto, superando le mie paure, i miei limiti, andando oltre ogni cosa per realizzare quello in cui credevo. In quella gara ho corso come un cronometro, senza guardare mai l’orologio, solo ascoltandomi e vivendo quel momento, attimo per attimo, godendo di ogni cosa che mi succedeva intorno, anche se la concentrazione era tutta rivolta dentro di me. È come se avessi pilotato un Boeing fino a quel giorno e quel giorno non dovevo fare altro che farlo atterrare, per cui mi sono detta: ok, ora devi solo farlo atterrare!”
Sembra che Elena abbia sperimentato proprio uno stato di grazia che prende il nome di “flow” dove fila tutto liscio, in automatico, tutto diventa facile.
A volte lo psicologo dello sport non lavora solo sugli, infortuni, sconfitte, ansia ma anche sulle prestazioni eccellenti per incrementare l’autoefficacia, la fiducia in sé, facendo un lavoro di ancoraggio con le fonti dell’autoefficacia, facendo ricordare e memorizzare nel miglior modo possibile le situazioni di successo e le sensazioni ed emozioni sperimentate in modo da poter replicare nel futuro quanto successo.
Lo sport fa faticare, fa impegnare giornalmente con costanza e determinazione per migliorare nei risultati e raggiungere risultati sfidanti ed è gratificante ottenere risultati come un podio a una maratona importante o un miglioramento del proprio personale.
Interessante e utile la testimonianza, prima della maratona di Valencia 2020, di Valeria Straneo (il 15 aprile 2012 chiude maratona di Rotterdam in 2h23'44").
Ora quali sono i tuoi obiettivi? “I miei obiettivi adesso al breve sono la maratona di Valencia il 6 dicembre che è un po' particolare in quanto è solo per atleti élite, non c’è la ‘mass race’, per cui anche il percorso sarà leggermente diverso dal solito cercherò di correr sotto le 2h30’ perché vorrei fare il minimo per le olimpiadi di Tokyo; quindi, appunto un obiettivo in grande in tutti i sensi è far la mia terza olimpiade il prossimo anno”.
Quali sono i tuoi allenamenti più importanti e decisivi? “I miei allenamenti più importanti e decisivi sono i lunghi. Sono maratoneta per cui è assolutamente fondamentale che io faccia i lunghissimi dai 30 ai 40km, ovviamente si parte sempre con un po' meno di chilometri, per esempio se devo iniziare la preparazione parto da 25km poi 32, 35 e arrivo fino a 40km. Anche i medi o le ripetute lunghe, quindi 3.000, 4.000 e 5.000, che patisco tantissimo però ti danno il ritmo gara e quindi assolutamente fondamentali”.
Quali sensazioni sperimenti in maratona? “Le sensazioni sono diverse: concentrazione massima, perché io sono molto distratta ma quando sono in gara penso solo a quello e sono molto focalizzata sulle sensazioni, su quello che il mio corpo mi dice sto molto attenta a prendere i ristori a stare dentro la gara al 100%, sensazioni anche di fatica estrema. 42km sono lunghi non sempre va tutto liscio, so sempre di dover far fronte poi appunto a periodi bui dove davvero mi ci vuole tantissima concentrazione, questa è una consapevolezza assoluta che ho, e quindi a volte le sensazioni appunto non sono belle, la sensazione invece bellissima di tagliare traguardo se la gara è andata bene come ti aspettavi la gioia è immensa se è andata bene, comunque una gioia essere arrivata in fondo e quindi sono davvero diverse le sensazioni sia positive che negative”.
Quali sono le tue consapevolezze ora? “Ho consapevolezza riguardo allo sport di essere alla fine della mia carriera e quindi voglio cercare di dare il massimo in questi ultimi appuntamenti che mi trovo a poter fare quindi la maratona di Valentia sperando di fare poi le olimpiadi anche la consapevolezza che è tutto molto campato per aria, puoi programmare quanto vuoi ma la natura ha il sopravvento e bisogna cambiare i piani”.
Per diventare un forte maratoneta ed eccellere a livello nazionale e internazionale bisogna simulare il più possibile la gara, bisogna adattarsi gradualmente alla fatica, e i migliori allenamenti sono quelli di lunga durata, quasi quanto la maratona, per capire fino a che punto ci si può spingere, cosa si incontra dopo un certo chilometraggio, come affrontare le crisi che arrivano ma sappiamo che bisogna aspettarle, accettarle e saperle gestire. Inoltre, le ripetute lunghe è un altro lungo e duro allenamento che ottiene i risultati in gara, si tratta di ripetute di più chilometri a ritmi sostenuti per abituare la gamba a faticare e persistere nella fatica, nello sforzo a una certa velocità.
L’atleta attraversa tanti periodi e fasi, di allenamento e gare, attraversa sensazioni ed emozioni varie e difficili ma bisogna sapersi organizzare e presentarsi pronti, efficienti, efficaci, sicuri al momento della gara importante che quando si tratta di una maratona può riservare brutti scherzi, quindi bisogna aver coraggio con la consapevolezza che non è la prima volta, si è saputo gestire tante situazioni, tante volte e questa volta si farà bene come le atre volte con aspettative positive e fidandosi delle proprie risorse, capacità, qualità, caratteristiche già messe in campo altre volte in modo efficiente.
Interessante la testimonianza di Caterina Luccisano: La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? “La gara della mia vita è stata la maratona di Valencia. Un viaggio lungo 42,195 che tutti nella vita almeno una volta dovrebbero fare”. Sogni realizzati? Prossimi obiettivi? “Ho sognato di finire la maratona sorridendo e così è stato. Il mio prossimo obbiettivo sarà sempre la maratona ma spingendo di più”.
È un buon approccio questo di Caterina, prima sognare e poi trasformare i sogni in realtà. Un gran bel lavoro mentale alla base della performance e del benessere cercando di spingere sempre di più, alzando l’asticella delle difficoltà, osando senza strafare, con attenzione e dedizione.
Lo sport non regala nulla, per ottenere risultati bisogna essere motivati, avere grande passione, impegnarsi continuativamente per raccogliere frutti preziosi, sudare e faticare seguendo piani e programmi che portano a raggiungere un grande risultato come portare a termine una maratona. Portando a termine una maratona si può capire la ciclicità della vita fatta di piani e programmi, allenamenti duri e faticosi, ma alla fine tanta soddisfazioni, tante emozioni.
Utile e interessante è la testimonianza di Elisa Stefani a seguito della Maratona di Praga in 2h33’33”: Che significato ha per te? “Per me significa un grande riscatto e la ricompensa di grandi sacrifici di un anno e mezzo.”
Come è stato il pre-gara, la condotta di gara, il finale, il post-gara? "Pre-gara liscio stavolta, senza troppi intoppi; la condotta di gara è stata coscienziosa e senza strafare nella prima metà anche grazie all’aiuto di un amico e compagno di allenamenti che è venuto a farmi da pacer per 24km; il finale è stato una stupenda progressione in ‘negativ split’ conclusosi con una volata finale per una posizione; il post gara è stato “una corsa al rientro a casa”, pizza pera e zola (gorgonzola), domani mattina lavoro.”
Cosa hai imparato? “Ho imparato a non mollare mai e crederci fino all’ultimo.”
Cosa porti a casa? “Porto a casa un risultato importante, una dimostrazione che il lavoro e i sacrifici pagano e che anche chi lavora in silenzio può farlo bene.”
Cosa o chi ti ha aiutato? “Mi ha aiutato un grande amico, Emanuele Massoni e tutta la forza trasmessa sempre dalle persone che mi circondano oltre l’esperienza del mio allenatore Maurizio Di Pietro.”
Cosa hai raccontato a casa, al lavoro, agli amici dopo la gara di maratona? “Dopo la gara ho chiamato i miei genitori, il mio allenatore, la mia vecchia allenatrice Silvana Cucchietti che mi ha fatto innamorare della maratona, ho parlato delle emozioni e basta, tutto il resto è qualcosa che domani sarà passato mentre quelle restano.”
La preparazione per affrontare il lungo viaggio di 42,195 km prevede un impegno notevole per allenarsi, per fare i cosiddetti “lunghi” e “lunghissimi” cioè allenamenti dai 25 i 35 chilometri circa e a ciò si aggiunge il riscaldamento, il defaticamento, gli allunghi, lo stretching per potersi presentare alla partenza della gara nella miglior condizione possibile.
È difficile interpretare bene una maratona, ma l’esperienza insegna a gestire forze ed energie fino alla fine della gara.
Dietro grandi atleti ci sono grandi persone ed è importante per l’atleta cercare le persone giuste e farsi voler bene sapendo trarre forze e energie per far del proprio meglio e arrivare carica non solo alla partenza ma anche nel finale di gara.
Tutto passa, tutto finisce, tutto cambia ma restano davvero le sensazioni ed emozioni che bisogna memorizzare nel proprio cuore e che aiutano ad andare avanti con carica, entusiasmo ed energie rinnovate con la voglia di far sempre meglio finché si può.
Liberato Pellecchia (Maratona di Berlino in 2h14'28"), racconta la sua emozionante esperienza: Cosa mangi prima, durante e dopo una gara? “Corro la maratona. Alimentarsi bene e sano è importantissimo. Prima mangio fette biscottate con marmellata e bevo un thè. Durante la gara assumo maltodestrine. Subito dopo lo sforzo mangio una banana prima di un pasto completo ben bilanciato tra carboidrati, proteine e grassi.”
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? “La maratona di Berlino dove ho corso il mio PB di 2h14'28". Esperienza fantastica. Mi emoziono tuttora.”
Quali sensazioni sperimenti nello sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara)? “Spesso negli allenamenti o nei momenti che mi prendo per me stesso visualizzo o immagino spesso le gare che preparo con l'idea: ‘se lo sogni lo puoi fare’”.
La tua gara più difficile? “Fare la lepre alla Maratona di Roma dopo solo 9 giorni dalla scomparsa di mio papà, anche lui podista. Avrebbe dovuto fare anche lui quella gara.”
Potrebbe essere utile lo psicologo dello sport? In che modo e in quali fasi? “Lo psicologo può avere un effetto importante sull'atleta. Subiamo carichi di lavoro enormi e spesso viviamo momenti difficili. Può farci vedere sempre la luce in fondo al tunnel e darci messaggi positivi.”
Obiettivi a breve, medio e lungo termine? Sogni realizzati e da realizzare? “Voglio migliorare il mio PB in maratona. Ho realizzato il sogno di indossare la maglia azzurra assoluta...L'appetito vien mangiando...Voglio farlo ancora.”
Se si è circondati da familiari, amici, professionisti che sostengono, supportano, allora si è in una botte di ferro, si può percepire protezione e sicurezza ed è più facile riemergere e ritornare a eccellere con determinazione, grinta e voglia di fare bene.
Quando si riesce a fare la gara della vita, le sensazioni e le emozioni rimangono attaccate sulla pelle a vita e servono poi nei momenti più bui per ricordarsi che si è stati in grado di fare qualcosa di importante, sperimentare performance e tutto ciò aiuta ad andare avanti serenamente e fiduciosamente.
Importante essere focalizzati sul qui e ora, sul momento presente, sul proprio passo che va avanti, metro per metro, chilometro per chilometro.
Nella pratica sportiva, da una parte bisogna testarsi e capire cosa si può fare, ma a volte è importante anche crederci e osare, a volte arrivano risultati insperati. È importante avere un’elevata fiducia in sé stessi, non troppa.
Le visualizzazioni fanno parte di un mio modello di intervento per il raggiungimento degli obiettivi e la peak performance: modello O.R.A. (obiettivi, risorse, autoefficacia) che è anche il titolo di un mio libro.
Lo psicologo dello sport a volte diventa una figura di riferimento per il singolo atleta, per l’intera squadra, per lo staff, tecnici, dirigenti.
Lo sport non è tutto rose e fiori, si fatica tanto, possono capitare infortuni, sconfitte, risultati che non vengono, incomprensioni con altri atleti della stessa squadra, con l’allenatore, con i dirigenti.
Lo psicologo dello sport può lavorare non solo sulle criticità ma anche sulle risorse, sull’autoefficacia, sulla resilienza.
Lo stato di forma va e viene; con l’impegno, la passione e la determinazione si riesce a stare in forma il più a lungo possibile cercando di durare fino all’obiettivo ambito, così come anche le crisi vanno e vengono e si può cercare di essere pazienti, fiduciosi, rimodulare lievemente gli obiettivi per rifarsi in momenti migliori.
Nel libro “Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida (Edizioni Psiconline) descrivo la maratona con le seguenti parole: “La maratona, oltre a essere una prestazione sportiva agonistica, è un’esperienza. Percorrere una maratona non significa solamente cercare di vincere, cercare di fare la performance della vita, cercare di fare il record personale. Percorrere una maratona significa anche fare un’esperienza e cioè organizzarsi per partire, per andare in un posto, mettersi d’accordo con i compagni di viaggio, con gli eventuali amici da incontrare nel luogo della maratona. L’esperienza maratona significa sperimentare l’alimentazione pre-gara, preoccuparsi del tempo atmosferico, pensare all’abbigliamento adatto. L’esperienza maratona comprende la possibile partecipazione agli eventi collaterali, il presentarsi alla partenza, osservare e prestare attenzione al territorio che si attraversa, ai colori, alle abitazioni, ai corsi d’acqua, alla gente lungo il percorso, soprattutto ai bambini che applaudono e che aspettano che gli batti il ‘cinque’ con il palmo della mano.”
La maratona un grande viaggio di preparazione, gara, pensieri, dubbi, calcoli, numeri, lunghi e lunghissimi, ripetute corte, medie e lunghe; variazioni, potenziamento, recupero, scarichi, integrazione, scarpe, infortuni, proiezioni.
La maratona, un obiettivo che va maturando nel corso degli anni.
Ci si arriva a step, è importante la gradualità, l’impegno, l’adattamento progressivo. Bisogna sapersi monitorare nel corso del tempo, sapersi testare o farsi testare. E’ importante considerare la preparazione fisica, la preparazione nutrizionale, la preparazione mentale.
La preparazione per la maratona richiede un impegno notevole di tempo e di fatica fisica. Preparare una maratona diventa un investimento di energie fisiche e di tempo finalizzati alla miglior resa nel giorno della competizione.
La preparazione va programmata con la massima accuratezza considerando il proprio potenziale atletico relativo alle precedenti competizioni e ai precedenti programmi di allenamento. Va considerato il periodo di preparazione, estivo o invernale per poter programmare le uscite di allenamento più lunghe o più faticose.
È auspicabile stilare un programma di massima di allenamento che comprenda alcuni test importanti di allenamento o di gara, per valutare il grado di preparazione e in modo da capire i ritmi da poter sostenere nella competizione-obiettivo.
La preparazione mentale può curare diversi aspetti che contribuiscono alla migliore riuscita della prestazione. È importante partire dalla consapevolezza dell’atleta nell’impegno che si appresta a prendere. Si può invitare l’atleta a considerare le precedenti preparazioni a competizioni simili considerando i momenti di difficoltà, di eventuali crisi, di eventuali infortuni, di eventuali rinunce e pensare a come sono stati affrontati, gestiti e superati.
Si può invitare l’atleta a confrontarsi con altri atleti che hanno sperimentato una preparazione simile, a persone più esperte.
Una volta fissato l’obiettivo-maratona, è importante per l’atleta prestare attenzione ai suoi allenamenti, alle sue sensazioni, è importante sapersi ascoltare, capire quando, quanto e come si fatica, come è la respirazione, come sente le gambe, è importante accorgersi di ogni minimo fastidio e capire a cosa possa essere dovuto, in modo da poter intervenire in tempo e rimediare per evitare di perdere importanti sedute di allenamento e compromettere la prestazione-obiettivo.
L’atleta può avere voglia di partecipare a una competizione durante il periodo di preparazione, però deve essere attento a non distrarsi dall’obiettivo previsto, quindi avere un occhio orientato al presente ed uno al futuro prossimo.
Una maratona oltre a essere una competizione atletica è un esercizio fisico prolungato nel tempo che supera le 2 ore e che può protrarsi anche per 6-8 ore, pertanto affrontare/sostenere questo sforzo prolungato nel tempo comporta una preparazione fisica e mentale, direi una preparazione totale dell’essere umano che comprende l’alimentazione, il corretto gesto atletico, una programmazione oculata degli allenamenti per un congruo periodo di tempo che può essere dai 2 ai 6 mesi a seconda della preparazione di base, delle caratteristiche, delle ambizioni dell’atleta.
Importante suggerimento è credere in quello che si fa, essere convinti di quello che si fa. Partire con il freno a mano tirato e rilasciarlo un po’ per volta, cercare di avere la sensazione di correre con il freno a mano leggermente sollevato per non bruciare eccessivamente benzina già dai primi km.
Questi suggerimenti sono semplicemente delle proposte di piccoli cambiamenti che a qualcuno potrebbe essere utile, potrebbe fruttare una migliore prestazione.
Cosa c’è dopo una maratona?
Un misto di stanchezza e contentezza; un fiume di emozioni dopo tanti allenamenti per la preparazione; dopo tante incertezze se fare questa o un’altra, se seguire un pacer o un altro, ma l’importanza è l’esperienza che si porta a casa, tanti incontri, abbracci, sorrisi. Incontri, confronti, tensioni, pressioni.
Lo sport aggrega, rende felici, permette di prendersi cura di se stessi, sperimentare benessere, raggiungere gradualmente obiettivi importanti come portare a termine una maratona.
Lo sport diventa una medicina naturale per il corpo e per l’anima, si tratta di volersi bene facendo sport e apprezzarsi per quello che si riesce a fare. La prima sfida è iniziare il processo di cambiamento.
Lo sport forma e trasforma le persone, insegna a superare ostacoli, crisi e difficoltà, non si tratta solo di allenare il muscolo, ma attraverso lo sport si forgia il carattere, si struttura la personalità.
Lo sport permette di scoprire capacità inusuali, la maratona rimane una gara importante che comprende il superamento del muro dopo il 30° km.
Di seguito alcune testimonianze.
Le parole di Giusto SIMONE il 20 marzo 2023, giorno dopo la maratona: “Sono molto felice. Ieri per la prima volta ho tagliato il traguardo con un sorriso. Mi sono dimenticato della gara, mi sono trovato catapultato in un mare di emozioni. Ero in prima fila con i corridori più forti, un tenore mi ha cantato l’inno di Mameli a qualche metro di distanza, e prima di partire mi sono passate sopra le frecce tricolori. Indescrivibile. Potevo osare di più in gara? Forse sì, ma ero in una delle città più belle del mondo a correre una maratona, con le persone che volevo ad aspettarmi al traguardo, mi sono sentito un privilegiato e ho voluto ridere e godermi dal 1° al 42° km questa splendida gara, dimenticando un po’ il crono finale. Ma sono felice, in qualche modo secondo me abbiamo fatto un altro forte passo avanti”.
Alessandro Giacobazzi: Complimenti per il titolo italiano di Maratona 2022? Soddisfatto? “Grazie mille! Sono molto contento del risultato ottenuto a Ravenna. L’obiettivo era quello di vincere il titolo italiano e finalmente è stato raggiunto. Il tutto è iniziato a fine maggio quando ha iniziato ad allenarmi Piero Incalza che mi portò subito nella sua terra d’origine, Francavilla Fontana, paese di grandi campioni oltre che allenatori. Proprio lì mi disse di cercare una motivazione/ambizione che mi spronasse a correre forte, di cercare un qualcosa che mi portasse a sognare in grande e che se tale motivazione non c’era e che se sentissi già di essere arrivato, avremmo solo perso tempo. Inizialmente rimasi molto traumatizzato e impaurito da questo suo discorso, ma poi iniziai a fare mente locale e a cercare quella motivazione. Io di sogni ne ho tanti ma un obiettivo che sentivo alla mia portata, a cui ho sempre ambito e che in passato ho solamente sfiorato (nel 2021 a Reggio Emilia nel campionato italiano arrivai 2^) era quello di vincere il titolo italiano di maratona. Dunque, qualche mese più avanti (settembre), andai da Piero e gli spiegai questa mia ambizione e da lì iniziammo a lavorare per raggiungere tale obiettivo. Piero è entrato a gamba tesa nella mia vita e modo in cui ero abituato ad allenarmi. Lui ha visto immediatamente che sono un tipo schematico e preciso e a lui questa cosa non piace; quindi, cercò di rivoluzionarmi totalmente, creandomi tante situazioni di disagio, facendomi uscire dalla mia zona di comfort. Inizialmente lo subii molto questo suo modo di lavorare, passando tanti momenti difficili in cui mollare era un attimo. Invece continuai a insistere e a resistere, perché credo tanto nel suo metodo di lavoro, affascinato molto dal suo modo di essere ‘scienziato’, in quanto è una persona che calcola ogni minima cosa, dalla frequenza cardiaca, all’ampiezza del passo, dal cibo che mangiamo, ecc..”.
Un grande risultato, un grande obiettivo raggiunto, un sogno trasformato in realtà dopo averci creduto ed essersi impegnato con determinazione, passione, grinta ed entusiasmo dimostrando che si può fare se ci crediamo e se siamo altamente motivati.
Dietro un atleta e un successo, c’è il talento ma anche il duro lavoro con l’aiuto di persone capaci e competenti che sanno motivare, indirizzare, consigliare, allenare.
Marco Marchei: La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? “La maratona di Boston 1980, dove sono stato protagonista per metà gara, in fuga con un altro atleta, in una cornice di pubblico incomparabile, finendo poi al secondo posto, ampiamente col mio primato personale. Di quella gara, che avevo studiato per bene, ricordo tutto, metro dopo metro, così come la partecipazione e il supporto del foltissimo pubblico. Di altre occasioni, invece, ho quasi dimenticato tutto il “vissuto”, sensazioni comprese. Il risultato di Boston mi aprì di fatto la partecipazione all’Olimpiade di Mosca ‘80”.
Boston risulta essere una gara molto prestigiosa e ogni gara è un test, un risultato, una performance ma anche l’apertura di nuovi orizzonti, a scoperta di nuove consapevolezze e per Marco l’accesso alle Olimpiadi.
Fabio Serafinelli: La gara dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Sicuramente la maratona è la gara che ti regala le emozioni più belle (ho fatto New York e Roma), è un vero e proprio viaggio che ti lascia ricordi indelebili. Il meglio di me a livello di prestazioni riesco a darlo nelle gare di 10km in particolare alla ‘Granai Run’ di Roma dove ho fatto il mio miglior tempo sulla distanza.”
La maratona, in effetti, è un lungo e intenso viaggio già nel periodo di preparazione, alcuni mesi dedicati agli allenamenti che con il passare dei giorni diventano sempre più difficili e faticosi per testarsi in allenamento e abituare il fisico e la mente al lungo viaggio della gara maratona.
Carlo Poddighe: Cosa ti ha insegnato la corsa e la maratona? “La corsa, e in particolare la maratona e le lunghe distanze mi hanno insegnato tantissimo: mi hanno aiutato a capire me stesso, i miei limiti, o miei punti di forza, hanno aumentato la capacità di concentrazione e mi hanno insegnato che la fatica è inevitabile, e che però non bisogna evitarla ma imparare a gestirla”.
Ottima maestra la corsa e soprattutto la maratona e l’ultramaratona dove bisogna essere concentrati e focalizzati per far bene e non mollare proseguendo metro dopo metro, chilometro dopo chilometro con la consapevolezza di aver lavorato bene e duramente e che quindi la gara è solo il risultato di quanto investito in termini di impegno e costanza.
Nicla Gellotto Gentile: Sogni realizzati e da realizzare? Prossimi obiettivi? “Il mio obiettivo realizzato è la Prima Maratona appena conclusa, quella delle 5 Cattedrali. Sono molto felice di essere riuscita a portarla a termine discretamente, nonostante le avversità del tempo e i problemi familiari che mi hanno distolto dagli ultimi allenamenti. Vorrei tornare alle consuete gare domenicali, di cui ci ha privati per troppo tempo la pandemia. E correre presto una seconda Maratona, sempre senza grandi pretese…anche perché la prima Maratona mi ha piacevolmente sorpresa, rivelandosi meno pesante di quanto immaginassi, e risparmiandomi il tanto preannunciato (dai veterani) quanto temuto “muro dei 30 km”.
Se le cose sono fatte bene, si affrontano le maratone serenamente senza sbattere contro il muro della crisi del 30°-35°km, basta sapersi allenare sufficientemente e adeguatamente con allenamenti di un chilometraggio sufficiente per comprendere a cosa si può andare incontro, alcuni allenamenti lunghi di 32-34km e ci si può presentare in partenza con la coscienza a posto per affrontare la lunga gara.
Eligio Lomuscio, alcuni anni fa: Cambia qualcosa dopo questa maratona? “Il traguardo di questa maratona mi ha fatto capire che con un po’ di buona volontà tutto è raggiungibile, in una maratona per me non ci vuole solo la forza delle gambe ma ci vuole anche e soprattutto una grande forza mentale.”
Piano piano si fa tutto, basta trovare le giuste motivazione, segnarsi gli obiettivi mentalmente e per iscritto, prendere la direzione giusta del percorso verso il raggiungimento degli obiettivi.
Alcuni fanno queste imprese anche per motivi solidali.
Gustavo Ismail: “La solidarietà per aiutare i bambini che non hanno il latte in casa ed ogni chilometro che corro equivale a casse di latte che la gente mi dona. (Causas Solidarias para ayudar a niños que no tienen su leche en la casa y cada Km que corro equivale a cajas de leche que la gente va donándome para entregar.)”
Domenica 17 marzo 2024 ci sarà la ‘Run Rome The Marathon’, ed è possibile correre la ‘Run Rome The Marathon’ per i bambini di ‘Sport Senza Frontiere’.
La Mission di Sport Senza Frontiere è sport e inclusione sociale di bambini e ragazzi, che vivono in situazioni di disagio socio-economico, attraverso la pratica sportiva.
Da un po' di anni sono venuto a conoscenza dell'Associazione ONLUS Sport Senza Frontiere e dei suoi progetti, attraverso lo sport, per i bambini in condizioni di disagio economico e sociale.
Già 5 volte ho corso la maratona di Roma per i progetti di Sport Senza Frontiere e sarò presente sulla linea di partenza della Maratona di Roma anche il 17 marzo 2024.
Sto coinvolgendo anche altri maratoneti ad aderire correndo l'intera maratona o una parte in squadra a staffette, sempre raccogliendo fondi per i progetti di Sport Senza Frontiere a favore dei bambini/ragazzi.
Pertanto, aiutatemi ad aiutare, anche con un piccolo contributo, donando per i progetti di Sport Senza Frontiere.
Sostieni l'Iniziativa di Matteo SIMONE per Sport Senza Frontiere Onlus.
Anche altri amici hanno aderito al progetto del 17 marzo 2024 correndo la maratona individualmente o in staffette e raccogliendo fondi per i progetti a favore dei bambini in condizioni svantaggiate, tra loro: Andrea Miro, Emma Caputo, Michele Fiale, Cinzia Febi, Laura Ligia, Massimo Castellano, Gianni Guarnera.
Unitevi a noi correndo o donando, insieme è molto meglio.
Matteo SIMONE
380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Fonte notizia
ilsentieroalternativo.blogspot.com 2024 03 cosa-significa-correre-una-maratona.html