Conduce “Verso nuovi orizzonti” il viaggio interiore che Tina Mozzati Giannini percorre, attraverso la poesia, alla ricerca di un senso autentico della vita, lontano dall’ansia e dalla frenesia dello scorrere del tempo. La silloge è pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. «Ho scelto il titolo “Verso nuovi orizzonti” - spiega l’autrice, nata a Corsico ma che vive a Rosate (comune della città metropolitana di Milano) - perché, rispetto al precedente “Ho lasciato tracce”, mi sono immedesimata nel famoso gabbiano Jonathan, viaggiando anch’io verso nuove avventure, cercando nuove emozioni, provando gioia nei progressi e così dare un’impronta nuova alla mia identità poetica».
A suggellare il senso dei versi dandone forza, la presenza di tre fotografie predilette. La scelta è stata motivata dalla stessa autrice. «Per dare più incisione e quindi comprendere meglio la poesia. E perché sono foto - spiega la poetessa - che ritraggono persone a me care, che pure mio figlio stenta a riconoscere perché mi hanno lasciato troppo presto. Lascio a lui, mio nipote e anche mio fratello ricordi indimenticabili delle nostre radici». I legami familiari sono, infatti, l’anima dei suoi versi che rievocano i genitori in maniera delicata e struggente. «Ho tanti ricordi di mio padre - racconta la Mozzati -. Anche nelle foto giovanili indossa sempre una divisa militare. Divisa portata anche in Grecia e poi in Russia fino a fine guerra quando, alpino della Julia, divisione sanità, rientrò in patria e finalmente poté conoscere mio fratello». Le poesie d’amore sono, invece, dedicate a suo marito, con cui si è unita in matrimonio nel 1968.
«I versi citati - scrive, nella Prefazione, Alessandro Quasimodo, attore, regista teatrale e poeta, figlio di Salvatore Quasimodo, Premio Nobel per la Letteratura - indicano rotte lontane da raggiungere e sogni da coltivare. Non basta essere dotati di personalità spiccata, ma occorre instaurare un dialogo con gli altri condividendo esperienze ed emozioni. Le metafore si susseguono incalzanti con un ritmo più movimentato nella prima parte, più disteso nella seconda grazie all’uso del polisindeto: e amalgamar parole e musica…scovar e percepire. È fondamentale scoprire la presenza della melodia nelle parole».
Nella silloge, Tina Mozzati Giannini, che da ragazzina si dilettava a scrivere filastrocche, vuole evitare le rime a favore di una scrittura più incisiva e matura. «Ho ripreso la scrittura in un momento difficile della mia vita. Ho così continuato per tenere la mente occupata, poi mi sono riaffiorati così tanti ricordi, emozioni, storie... Mi sono rafforzata spiritualmente e oggi sono felice di tutto». Le sue poesie sono vere, rappresentano emozioni vissute, luoghi visitati che hanno lasciato un’impronta nel suo animo, arricchendo il suo bagaglio di esperienze. «Vorrei che qualche lettore si riveda nelle mie parole e magari viva emozioni d’amore e di vita simili alle mie».
Federica Grisolia