Quando parliamo di balene e delfini, solitamente la nostra mente li associa ai grandi oceani del pianeta, dove queste meravigliose creature vivono e percorrono migliaia di km seguendo grandi rotte. Sebbene gli oceani rappresentino uno degli ecosistemi più comuni per molte balene e delfini, è altrettanto vero che il Mar Mediterraneo è da sempre la casa di alcune delle principali specie di cetacei. Tra queste non può essere non menzionata la Balenottera comune, regolarmente avvistata da pescatori, ricercatori e semplici appassionati e la Stenella striata (Stenella coeruleoalba), cetaceo appartenente alla famiglia dei delfini.
Queste 2 specie in particolare – assieme alle altre popolazioni di cetacei presenti nelle acque del Mediterraneo – sono vittime del traffico navale in continuo aumento e dell’inquinamento acustico. In quest’ultimo caso, alcuni dati confermerebbero il crescente uso dei sonar militari per la protezione dei confini marini e delle infrastrutture fossili. Identificati già da tempo come una grave minaccia per i cetacei sensibili ai rumori, questi dispositivi producono impulsi sonori ad oltre 200 decibel, che spaventano e fanno scappare le balene, costringendole a nuotare per centinaia di miglia con la probabilità di ferirsi mortalmente o di perdere l’orientamento. In aggiunta a ciò, la recente “corsa al gas” nel Mediterraneo orientale e l’implementazione di gasdotti in mare, hanno aumentato la presenza militare nell’area ed hanno creato un’ulteriore seria minaccia per balene e delfini, ma anche per la biodiversità marina in generale, già al momento gravemente colpita dalle attività umane.
Infine, l’intensa attività di pesca marittima presente nel Mediterraneo è un altro grave problema che influisce direttamente sulla minaccia di estinzione di balene e delfini. Ogni anno infatti, si stima che circa 300.000 tra balene, delfini e focene vengano uccisi a causa del Bycatch (cattura accidentale delle specie durante l’attività di pesca) intrappolati negli attrezzi da pesca e nelle pericolose reti fantasma. In modo indiretto invece, minacce come il cambiamento climatico, l’inquinamento chimico ed il problema della plastica nel mare, impattano gravemente sul loro habitat e sulle loro prede.
COSA POSSIAMO FARE: IL RAPPORTO DEL WWF
Dopo anni di ricerca, raccolta dati e contestualizzando le ultime prove scientifiche ottenute sulla distribuzione dei cetacei (soprattutto balene), il WWF e i suoi partner - tra cui l’Università della California Santa Cruz, l’Oregon State University ed altri enti di ricerca che hanno condiviso i loro database – sono riusciti a mappare le rotte migratorie delle balene distribuite in acque internazionali e nazionali, oltre che in zone costiere e pelagiche. Questi itinerari rappresentano delle aree chiave per l’alimentazione (feeding ground), la riproduzione (mating ground) e la crescita dei cuccioli (nursing ground).
Poter integrare, attraverso progetti di citizen science, attività di ricerca e monitoraggio dedicate alla megafauna del Santuario Pelagos (area marina protetta dedicata alla difesa e protezione dei mammiferi marini) e del Mediterraneo, permette di identificare e confermare nuove aree di importanza cruciale per l’alimentazione e la riproduzione dei cetacei (e delle altre specie nel Mar Mediterraneo). Ciò permette - di conseguenza - di implementare e creare progetti più mirati ed efficaci per la conservazione e la tutela di questi giganti del mare. Uno degli esempi più noti è il progetto “Vele del Panda” del WWF. Un programma nato nel 2019 e focalizzato sulla tutela e salvaguardia della fauna marina che integra l’attività di ricerca con la citizen-science e con il coinvolgimento di appassionati e turisti. Tutti noi quindi possiamo contribuire a sostenere e difendere balene e delfini dalle tante minacce quotidiane e dal rischio di estinzione. Ad esempio, abbracciando e contribuendo ai progetti del WWF. Se vuoi saperne di più, sul loro sito ufficiale potrai scoprire come puoi partecipare, adottando una balena e contribuendo a identificare e proteggere entro il 2050 almeno 6 "corridoi blu", ovvero le rotte percorse durante la vita da questi cetacei. Andiamo ora a conoscere meglio la Balenottera comune e la Stenella striata.
BALENOTTERA COMUNE
Appartenente alla famiglia Balaenopteridae, la Balenottera comune è il secondo animale del pianeta per dimensioni (può raggiungere in alcuni casi i 25 metri), dopo la balenottera azzurra. Elemento essenziale per riconoscere la balenottera comune a distanza ravvicinata è la sua pigmentazione asimmetrica della parte anteriore: la mascella destra chiara e la sinistra scura. Il suo soffio può raggiungere i 4-6 metri di altezza ed effettua immersioni poco profonde che durano 5-6 minuti, raggiungendo 100 metri di profondità, ma nel Mediterraneo sono state registrate immersioni fino a 450 metri di profondità. La Balenottera comune si nutre di krill, pesci e piccoli cefalopodi (come calamari), ed è interessante come va a caccia: si avvicina a notevole velocità alle prede (di solito un banco di pesci) per buttarsi poi nel punto più appropriato e, spalancando la bocca, ingoia acqua e pesci.
STENELLA STRIATA
La Stenella striata (Stenella coeruleoalba) è un cetaceo appartenente alla famiglia dei delfinidi che vive in acque temperate e tropicali. Famosa per i suoi salti spettacolari fuori dall'acqua, raggiunge una lunghezza di circa 2,5 metri ed un peso di circa 150-160 kg. Si nutre di calamari e piccoli pesci e per cacciare può spingersi fino a 200 metri di profondità. La Stenella striata vive praticamente in tutti gli oceani e nel Mar Mediterraneo predilige acque la cui profondità supera i 100 metri. Sono conosciute per le loro migrazioni - soprattutto nel Pacifico orientale – dove sembrano seguire i movimenti delle correnti calde oceaniche. Nei mesi autunnali si avvicinano alla costa e in inverno scendono più a sud. In estate compiono il percorso inverso, nuotando però nelle acque più profonde ed aperte. Nel Mediterraneo invece, quando la temperatura del bacino meridionale cresce, la Stenella striata si sposta verso la parte settentrionale. In questo mare sono state osservate anche delle migrazioni veloci in giornata: di sera i delfini si avvicinano alla costa per cacciare, tornando di mattina in mare aperto.
Fonte notizia
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