Antonino Sapienza, lei lavora per una delle più prestigiosa aziende italiane nel settore IT ed alcune testate riportano le sue considerazioni sulla digitalizzazione in Italia. Oggi vorremmo parlare di Intelligenza Artificiale e delle varie sfaccettature positive e negative che tale tecnologia mostra e comporterà. Qual'è il trait d'union tra digitalizzazione ed intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale è un’estensione della digitalizzazione e rientra nel contesto delle tecnologie di ultima generazione che puntano a favorire l’uomo in tutte le sue attività. Come concetto di base, il collegamento tra la digitalizzazione e l'intelligenza artificiale sta nei dati, nel loro utilizzo e negli strumenti utilizzati.
Esattamente cos’è l'intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale è la capacità di una macchina di mostrare caratteristiche umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività. Possiamo considerarla un’invenzione alla stregua delle più importanti degli ultimi cinquant’anni come i computer, internet, ed i cellulari ma particolarmente complessa da gestire e controllare perché ha la capacità di auto riprodursi sotto il profilo della crescita intellettiva, cognitiva e decisionale.
Come si è sviluppata l’intelligenza artificiale?
Da sempre l'uomo è stato affascinato dalla possibilità di creare macchine in grado di simulare il cervello umano ed a partire dalla fantasia si è sempre pensato a robot capaci di apprendere, pensare, creare e rispondere. Anche la letteratura è ricca di questi esempi, uno dei tanti è Isaac Asimov con i suoi romanzi, alcuni molto famosi. Il termine intelligenza artificiale è stato coniato nel 1955 dall'informatico John McCarthy, un pensiero prima immaginario poi tramutato in realtà con l’avvento dei computer, dei sistemi operativi e dei software con algoritmi evoluti ed i funzione alla necessità di sviluppare tecniche sempre più avanzate, in grado di interagire con l’uomo rispetto alle varie esigenze lavorative o quotidiane che siano.
L’intelligenza artificiale si è palesata per la prima volta all’opinione pubblica quando ha vinto l'uomo nel gioco degli scacchi già nel 1997, il computer Deep Blue della IBM sconfisse il campione del mondo Garry Kasparov. Questo è stato un momento epocale per l’IA, poiché ha dimostrato la capacità dei computer di superare l’abilità umana in un gioco di strategia complesso.
Quali sono i tipi di intelligenza artificiale?
Sono numerose in base ai compiti da svolgere ma possiamo in generale definire due macro aree.
Intelligenza artificiale a basso livello o debole, assolutamente controllabile, fondamentalmente quella attuale che si riferisce a sistemi progettati per eseguire specifiche attività in modo più efficiente e veloce rispetto agli esseri umani. Questi sistemi sono in grado di apprendere da dati storici, identificare schemi e tendenze e formulare previsioni, sono molto potenti ma non in grado di ragionare in modo autonomo al di fuori del loro specifico compito. Gli esempi di IA a basso livello includono tra gli altri i sistemi di riconoscimento vocale, i chatbot e gli algoritmi di previsione.
Intelligenza artificiale ad alto livello o forte, ancora ampiamente teorica ma in fase di sviluppo esponenziale, si riferisce a sistemi di intelligenza artificiale progettati per avere una vasta gamma di attitudini, concetti e sviluppi cognitivi, simili a quelle degli esseri umani che possono essere in grado di apprendere in modo autonomo, dunque ragionare, comprendere il contesto, svolgere attività che richiedono creatività e giudizio, e adattarsi a nuove situazioni in modo veloce e naturale.
Facciamo qualche esempio di intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni possiamo evidenziala nei seguenti esempi partendo dal più utilizzato ed anche discusso negli ultimi mesi che rientra nelle chatbot virtual asistant e sfrutta i sistemi di elaborazione del linguaggio naturale
ChatGPT al momento la più famosa, è un chatbot basato su intelligenza artificiale e apprendimento automatico sviluppato dalla società americana OpenAI specializzato nella conversazione con un utente umano sulla base di un input definito prompt. La sigla GPT sta per Generative Pre-trained Transformer, una tecnologia nuova come modello di apprendimento profondo basati su reti neurali, che hanno rivoluzionato il campo del natural language processing e che oggi permette non solo di dialogare con l'utente ma di creare contenuti per qualunque contesto e materia abbastanza affidabili.
Tuttavia, ci sono tante applicazioni che utilizzano l’intelligenza artificiale a basso livello, senza che ce ne accorgiamo e delle quali usufruiamo quotidianamente.
Tra la l'altre applicazioni che sfruttano l'AI diversi esempi li ritroviamo nel customer care aziendale come livello di assistenza con il cliente che si contraddistinguono per la loro capacità di comprensione del tono del dialogo e di memorizzazione delle informazioni raccolte, nelle auto a guida autonoma anche se sono ancora rare ma le automobili che guidiamo hanno già alcune funzioni di sicurezza che sfruttano l’intelligenza artificiale come i sensori che individuano possibili situazioni pericolose e incidenti. Nella medicina, alcuni ricercatori stanno studiando come usare l’intelligenza artificiale per analizzare grandi quantità di dati e scoprire corrispondenze e modelli per migliorare le diagnosi e la prevenzione. Nelle industrie e nelle fabbriche l'AI aiuterebbe i produttori a essere più efficiente e può essere usata per pianificare i canali di vendita o le manutenzioni ed in tal senso l'Iot (Internet Of Thinks) rientra tra le principali. Nella filiera agricola, minimizzando l’uso di fertilizzanti, pesticidi e irrigazione, aiutando la produttività e riducendo l’impatto ambientale, l’intelligenza artificiale può aiutare a produrre cibo più sano per monitorare i movimenti, la temperatura e l’alimentazione del bestiame. Nella protezione civile, usando i dati per elaborare modelli, può fornire un sistema di allerta per i disastri naturali, riconoscendone i primi segni sulla base di esperienze passate, permettendo così di prevenire e preparare la risposta alle emergenze.
Rischi e pericoli dell’intelligenza artificiale?
Uno sviluppo indiscriminato della AI comporterà di certo numerosi rischi. Il primo è chiaro a tutti e rappresenta la "disoccupazione". Nonostante sia da considerare che l'incremento di tale innovazione possa portare alla richiesta di nuove competenze, questa tecnologia ha il potenziale per sostituire alcuni lavori umani, portando a una riduzione dell’occupazione in alcune industrie, nei settori più automatizzati o ripetitivi o dove è necessario realizzare contenuti di contesto e/o di settore come il marketing, il giornalismo o le professioni legali per citarne qualcuna. Non di poco conto è il pericolo della "mancanza di etica" e della "dipendenza". Le macchine non hanno valori o un senso dell’etica come gli esseri umani. Ciò significa che le decisioni dell’IA potrebbero non sempre essere in linea con ciò che è moralmente giusto o sbagliato. La dipendenza da sistemi di intelligenza artificiale in modo sconsiderato potrebbe far perdere agli esseri umani alcune abilità cognitive, come il pensiero critico o la risoluzione dei problemi, anche quelli più semplici. L’IA inoltre potrebbe essere utilizzata per creare armi indipendenti ed incontrollate, con conseguenze disastrose se le stesse finissero nelle mani sbagliate. Molto importanti le problematiche legate alle discriminazioni o alla privacy se i dati utilizzati ed inseriti come prompt sono limitati o parziali, si potrebbero produrre risultati tendenziosi, portando a ingiuste decisioni basate su razza, genere, religione o altri fattori. Infine potrebbe essere utilizzata per monitorare e tracciare le attività delle persone, violando la loro privacy.
L'uomo sarà rimpiazzato dall’intelligenza artificiale?
No, perché ci sono cose che le macchine, in ogni caso, non saprebbero fare mai come provare sentimenti e acquisire la consapevolezza di sé ed anche quel minimo di considerazione critica e progettuale come base per la crescita sociale ed economica dei popoli.
E’ vero che i computer ed i software sanno ricordare e gestire una quantità di informazioni con velocità e precisione impossibili per l’uomo e cominciano anche ad apprendere rapidamente ma ricordiamoci che questo tipo di tecnologie vive grazie ad altre come internet e le reti ed è subordinata dal loro controllo che dovrà essere ancor di più regolamentato che detto in modo semplice nel dettaglio dovrà capire quando staccare la spina. Si ritiene che gli algoritmi sapranno decidere meglio degli uomini, che i robot siano più abili in tutto e certamente il lavoro umano è destinato a cambiare e sarà progressivamente sostituito dalle macchine. E’ anche vero altresì che ancora oggi non è difficile mettere in difficoltà una intelligenza artificiale con un pizzico di ragionamento che associ aspetti critici o creatività. Sono queste dunque prerogative che resteranno sempre proprie della persona umana. Sarà pertanto sempre la coscienza dell’uomo, cosa che vale per qualunque nuova invenzione, quella che introdurrà nelle macchine i riferimenti etici in base ai quali queste potranno prendere le decisioni. Su questi temi i governi e le entità regolamentatorie internazionali dovranno mettere paletti legislativi etici per evitare monopoli che possano utilizzare questo strumento per a di potere.