Pierluca Dionisi è candidato in Consiglio regionale del Lazio, nella lista di Azione-IV che sostiene il candidato presidente del centrosinistra, Alessio D’Amato. 44 anni, nato a Roma, laureato in Scienze Politiche, da sempre si occupa di progetti internazionali, ricerca e sanità. Attualmente lavora nella Segreteria Tecnica della Direzione Generale Comunicazione Affari Internazionali ed Europei del Ministero della Salute. In questa intervista Pierluca Dionisi spiega le ragioni della sua candidatura e la ricetta per rilanciare la nostra Regione.
Perché la scelta di candidarsi al Consiglio regionale del Lazio? “Guardi, le mie più grandi palestre sono state l’Europa e il territorio, dove peraltro nasce la mia storia politica. Sono stato sindaco del Comune di Canterano, la più bella esperienza della mia vita. E’ la politica di prossimità, quella che ascolta, incontra le richieste, i bisogni, i problemi delle comunità e, soprattutto, il disagio che cresce sempre di più. E’ anche la politica del pragmatismo, quella che deve rispondere con i fatti alle necessità dei cittadini. La politica che sta più in alto di quanti indossano la fascia tricolore tutto questo lo ha smarrito, diventando quasi “sorda” alle voci delle persone. Quelle voci inascoltate devono tornare a essere il centro dell’agenda e dell’agire politico. Per questo mi candido”.
In tal senso, quale è la sua idea di Regione? “Un Lazio più giusto, partecipato, innovativo e sostenibile. Rispetto al periodo dei grandi tagli, ora abbiamo a disposizione un’occasione unica, irripetibile. Il treno che non si può perdere sono gli oltre 16 miliardi di euro tra Pnrr e fondi europei che arriveranno alla Regione. Non basta fare spesa pubblica, bisogna fare spesa pubblica di qualità. La differenza la faranno le persone che saranno chiamate a mettere a terra quelle risorse e il come. Sono risorse che possono davvero proiettare il Lazio nel futuro. Potranno colmare le differenze di opportunità tra i territori, andranno a incidere profondamente sulla sanità, sulla casa e sulla transizione energetica e digitale; sul lavoro, su scuola e ricerca, sul turismo, sulla cultura, lo sport, le imprese, l’innovazione e le infrastrutture”.
Ecco parliamo di temi. Tra le priorità, senz’altro, la sanità? “Beh,la sanità rappresenta il 70% del bilancio regionale. La salute è una scelta di campo e di competenze. Quelle competenze Alessio D’Amato ha dimostrato di avere, con una gestione della pandemia che è diventata “modello” per l’Italia. Il Covid-19 ci ha messo di fronte ai nostri limiti, ci ha costretto a ripensare la rete e da quanto fatto di buono bisogna ripartire, per migliorare. E' necessario, ad esempio, ricucire il divario tra le aree più svantaggiate e i capoluoghi, potenziando la medicina del territorio proprio per garantire possibilità di cura alle persone che abitano nelle zone più remote, come quelle montane. E poi la telemedicina, la riforma dell'Assistenza Sanitaria di Base. Serve, inoltre, un piano straordinario per abbattere le liste d’attesa. E ancora: Sportelli Donna in ogni presidio sanitario regionale e il sensibile rafforzamento della rete dei centri anti-violenza”.
Altro tema essenziale è la transizione ecologica. “Dall’ambiente dipende la sopravvivenza di tutti noi, dall’ambiente dipende il futuro delle nuove generazioni. Ma la transizione “green” non è uno schiocco di dita, è un processo lungo e dispendioso, che necessita di investimenti. Le risorse del Pnrr appresentano l’occasione per questa svolta. E’ un cambio di passo per mettere in sicurezza le aree a rischio idrogeologico, per sostenere l’agricoltura sostenibile, la mobilità sostenibile, l’efficienza energetica degli edifici, aumentare l’utilizzo delle fonti rinnovabili e per migliorare la gestione dei rifiuti. Non è più tempo di battaglie di retroguardia quanto si parla di spazzatura. Il termovalorizzatore di Roma non va demonizzato, è un’opportunità per l’intera Regione, perché la Capitale non può gravare sui Comuni virtuosi, quelli che hanno già superato la fatidica soglia del 65% di raccolta differenziata. Roma deve essere autosufficiente, chiudere il proprio il ciclo dei rifiuti e la stagione del pendolarismo dell’immondizia capitolina in giro per e fuori il Lazio, con un aggravio di costi anche per le stesse casse regionali”.
E, poi, c’è il Turismo, settore ancora troppo poco valorizzato. “Il turismo rappresenta il 12% del Pil regionale, con oltre 350mila occupati. E’ necessario sostenerlo e valorizzarlo dopo lo stop dei flussi imposto dal Covid. Abbiamo la cultura, abbiamo un patrimonio archeologico e storico inestimabile, unito a una ricchezza paesaggistica altrettanto unica. E abbiamo davanti opportunità uniche: i fondi del Pnrr, il Giubileo e si spera Expo 2030. Ne beneficerà Roma, ma anche tutta la Regione che è fatta di tantissime bellezze ingiustamente considerate “minori”. Sono i borghi, i piccoli comuni, perle sconosciute ai più, che il turista cerca sempre di più dopo la pandemia, proprio perché è alla ricerca di esperienze più a misura e autentiche. E’ il Lazio inesplorato che però deve essere messo nelle condizioni di sopravvivere e crescere. Lo si può fare solo colmando il divario infrastrutturale e digitale rispetto ai grandi centri. L’unica strada per creare sviluppo sostenibile, lavoro e fermare lo spopolamento. In più, i “piccoli” hanno dalla loro un ambiente incontaminato, grazie al minore consumo di suolo, e possono davvero essere gli avamposti di una transizione "green" più profonda e rapida. Questo l’ho toccato con mano nella mia esperienza di sindaco”.
Altro tema caldo è quello delle infrastrutture. “Assolutamente sì. Il Lazio ha bisogno di infrastrutture moderne, affidabili e sicure. L’intermodalità è il futuro, l’integrazione tra ferro, appunto le ferrovie, gomma, la rete viaria, i porti e gli aeroporti. La coesione territoriale è il futuro, connettere le aree interne della Regione e i grandi centri urbani vuol dire “sviluppo” diffuso. La mobilità sostenibile è il futuro, ce lo impone l’Europa, il Next Generation Eu. Ci impone la digitalizzazione delle reti di trasporto e la sicurezza delle infrastrutture. A proposito di sicurezza, serve un piano “Marshall” per quella stradale. Gli incidenti sono la prima causa di morte tra i giovani. L’educazione stradale deve essere materia scolastica; le arterie più pericolose vanno “mappate” e su quelle bisogna intervenire, e poi i dispositivi in grado di prevenire la guida pericolosa per sé e per gli altri. La Ue ha fissato entro il 2050 l’obiettivo di azzerare le vittime e i feriti gravi sulle strade, la cosiddetta “Vision Zero”. Cominciamo, seriamente, ad applicare alcune misure: la riduzione dei limiti di velocità urbani a 30 km/h e a 50 km/h sulle arterie cittadine ad alto scorrimento; la ridistribuzione delle risorse raccolte con le multe proprio per migliorare la sicurezza “fisica” della rete viaria; tolleranza zero per la guida in stato di ebbrezza; il coinvolgimento della cittadinanza per aumentarne la consapevolezza e la tecnologia di cui bisogna dotare le nuove vetture. Pensiamo all’alcolock, una sorta di etilometro per auto, già utilizzato in diversi Paesi: se il tasso alcolemico del guidatore è elevato, il motore non parte. Salveremmo tante vite”.
Scuola, formazione e lavoro, un trinomio imprescindibile? “Dei giovani si parla poco e per loro si fa altrettanto poco, mentre sono il futuro. Quel futuro si costruisce proprio sui banchi. Nel Lazio, dati Censis, il 21% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni non studia, non lavora e non fa formazione. Le azioni di contrasto alla dispersione scolastica sono prioritarie. Il diritto allo studio deve poi essere garantito davvero a tutti, con particolare riguardo ai più bisognosi. Vanno implementate le risorse destinate al bonus scuola e alle borse di studio. Va avviato un piano di alfabetizzazione digitale per i docenti. Vanno dotate le scuole delle tecnologie didattiche adeguate. Va avviato un censimento, di concerto con i Comuni, sulla sicurezza degli istituti, perché gli interventi di edilizia scolastica non sono meno importanti della didattica. Quanto al lavoro, va creata occupazione di qualità: qualificata, pagata dignitosamente e sicura. Sicura quanto al posto di lavoro e sul posto di lavoro. Le morti sul lavoro sono spesso la diretta conseguenza di lavoro nero o grigio, della mancanza di protezioni e tutele. Tra le illegalità, c’è anche il caporalato, piaga che non riguarda ormai solo l’agricoltura. E’ necessario dare maggiore sostegno allo sviluppo dell’imprenditoria femminile e giovanile, favorendo l’accesso al credito. E’ poi fondamentale rendere la vita “facile” a quanti decidono di fare impresa nel Lazio e il primo passo è quello di una “burocrazia” semplice e leggera. Spetta alla Regione, inoltre, mettere in campo interventi specifici per favorire il reinserimento delle persone che hanno perso il lavoro per crisi aziendali e non sono più “giovanissime”.
Politiche sociali e diritti, ci dica la sua. “Su questo punto abbiamo le idee chiare: presenteremo un piano in Regione per la presa in carico globale della persona fragile, a partire dalla Legge Quadro sulla Disabilità votata nella precedente legislatura. Una Regione che vuole definirsi “civile” deve poi assicurare formazione e inclusione lavorativa alle persone con disabilità. Tanti giovani “fragili”, una volta finita la scuola, si ritrovano a casa soli, proprio perché non hanno alcuna possibilità di integrazione nel mondo del lavoro. Altra questione prioritaria, aumentare i contributi per i caregiver. C’è poi una proposta che vorrei fare: dotare i presidi sanitari di interpreti Lis per facilitare l’accesso alle cure dei pazienti sordomuti. Prevediamo, inoltre, meccanismi di premialità per quei Comuni che applicano fattivamente il Peba, il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche. La Regione deve potenziare poi gli interventi e i progetti che favoriscano l’active ageing, l’invecchiamento attivo, e l’healthy ageing, l’invecchiamento in salute, che sono strettamente collegati. Invecchiare in salute, fisica e psichica, vuol dire migliorare la qualità della vita delle persone e vuol dire benefici economici per l’intera società. In questo modo si riduce la spesa socio-sanitaria e la spesa delle famiglie. Il ruolo svolto dal Terzo Settore, anche in questo caso, è cruciale. Terzo Settore con cui la Regione deve lavorare in sinergia e che deve sostenere, per creare una rete di solidarietà e inclusione più estesa.
Una battuta secca sull’emergenza abitativa. “La Regione deve puntare sull’housing sociale, incrementare gli investimenti sull’edilizia popolare e proseguire con gli interventi di recupero del patrimonio Ater”.