La ex vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili (l’ex numero due dell’organo legislativo dell’Ue) fu detenuta dal 9 dicembre nell’ambito dell’inchiesta denominata Qatargate, sulle presunte mazzette agli eurodeputati da parte del Qatar.
Il Tribunale di Bruxelles ha preso la decisione di farla rimanere in carcere.
Eva Kaili è stata direttrice del Comitato per il futuro della scienza e della tecnologia (Stoa), dal 2017 al 2022. Proprio durante quel periodo la sua carriera avrebbe avuto un’accelerazione improvvisa.
Come capo del panel fondato per la realizzazione di progetti di valutazione tecnologica, Eva Kaili avrebbe creato una rete di contatti con persone appartenenti a gruppi di interesse.
Avrebbe cioè avuto modo di subire pressioni da parte di lobby.
Secondo quanto riporta l’Ansa, l’ingresso nell’advisory board scientifico del docente, direttore esecutivo dell’Università Hamad Bin Khalifa e del Qatar Fund, fu “fortemente voluto da Eva Kaili”.
Il professore italiano aveva anche lavorato a stretto contatto con il comitato di esperti della Ong Elontech, dedicata alla cybersicurezza e alle criptovalute fondata da Mantalena Kaili, sorella dell’eurodeputata.
Si tratterebbe di ulteriori elementi per confermare la pista dei finanziamenti illeciti agli eurodeputati da parte delle autorità del Qatar per lavare via la cattiva reputazione del Paese in vista dei Mondiali.