Il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, un martire della legalità, il suo ricordo nel 40esimo anniversario dalla sua uccisione.

È stato un uomo deciso e determinato nel suo instancabile impegno della lotta contro la criminalità. Aveva bisogno di più poteri speciali per contrastare Cosa Nostra, ma lo Stato è stato assente proprio nel momento in cui ne aveva pienamente bisogno.

               

Il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa è stato un martire della legalità; un eroe che ha saputo contrastare i poteri criminali di Cosa Nostra. Si è laureato dapprima in giurisprudenza presso l'Università degli studi di Bari e poi in Scienze Politiche seguendo alcune lezioni dell'allora docente Aldo Moro. Le sue prime operazioni di lotta alla criminalità sono iniziate a Casoria di Napoli contro il Banditismo. L'esperienza acquisita sul campo gli è valso il grado di Capitano ed inviato perciò in Sicilia, dove ha saputo comandare il gruppo Squadriglie di Corleone, sgominando alcune bande criminali dell'isola come quella del bandito Salvatore Giuliano. Ha meritato la medaglia d'argento al Valor Militare. In quel periodo ed esattamente verso gli anni 50 è riuscito ad indagare anche sulla scomparsa, poi rivelatosi omicidio, del sindacalista socialista Placido Rizzotto,  giungendo cosi ad  indagare ed incriminare l'allora emergente boss della mafia  Luciano Liggio. Il posto di Rizzotto fu poi preso dal politico comunista Pio La Torre, in seguito ucciso dalla mafia. Dal 1966 al 1973 in poi sempre in Sicilia, incomincia particolari indagini per contrastare Cosa Nostra.Verso la fine degli anni 60 il prefetto inizia  una proficua collaborazione con la commissione parlamentare antimafia a cui presentò numerosi rapporti e schede di mafiosi. Il risultato delle indagini sulle cosche mafiose è stato il "Rapporto dei 114" redatto congiuntamente da Polizia e Carabinieri nel quale denuncia centinaia di mafiosi per associazioni a delinquere, tra cui numerosi boss del calibro di Stefano Bontade, Gaetano Badalamenti, Giuseppe Calderone, Gerlando Alberti e Gaetano Fidanzati. Le indagini che sfociarono nel rapporto vennero condotte dal Generale in prima persona e dal suo stretto collaboratore Giuseppe Russo, rese possibili anche grazie alla collaborazione degli uomini del commissario Boris Giuliano.  Successivamente il generale dalla Chiesa si trova  a contrastare anche i crescenti numeri di episodi di violenza perpetrati dalle Brigate Rosse. Nel 1974 crea una struttura antiterroristica denominata "Nucleo Speciale Antiterrorismo"riuscendo a catturare molti esponenti di spicco delle BR tra cui Rocco Micoletto e Patrizio Peci. L'allora governo Spadolini voleva assolutamente che il generale ottenesse gli stessi risultati con Cosa Nostra come li ha ottenuti contro le Brigate Rosse; ma il Prefetto si è sempre lamentato di non aver ricevuto nessun mezzo particolare per contrastare la mafia, disapprovando così i mancati poteri speciali mai arrivati. Ed è così che il giorno 3 settembre del 1982 alle ore 21:15 la A112 sulla quale viaggia il Prefetto, guidata dalla moglie Emanuela Setti Carraro, viene affiancata in via Isidoro Carini a Palermo da una BMW dalla quale partono alcune raffiche di Kalashnikov che uccidono sia il generale che la moglie. Nello stesso momento anche l'auto guidata dall'agente di scorta Domenico Russo viene affiancata da una motocicletta dalla quale parte un'altra raffica di colpi ferendo gravemente l'agente il quale muore 12 giorni dopo in ospedale. 

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