La morte di una persona cara è uno degli eventi che maggiormente segnano l’esistenza; sancisce inevitabilmente un mutamento nella vita di chi subisce il lutto. Gli esperti di neuropsichiatria infantile sottolineano come la perdita di un membro della famiglia (in special modo di un genitore) mini lo sviluppo per la sicurezza personale e sociale del bambino, in quanto verrebbe alterata la relazione dell’attaccamento naturale rispetto al suo nucleo familiare, centro propulsore della sua vita.
Sicuramente, l’elaborazione dell’esperienza del lutto dipende dalla compresenza di fattori soggettivi e oggettivi, i quali rispettivamente rimandano alla personalità e all’età del bambino.
La scomparsa prematura di una persona cara (della mamma o del papà, del nonno, etc.) si tramuta in un senso di impotenza e di abbandono: si squarcia il nucleo vitale del bambino. Per questo chiedere il supporto di un neuropsichiatra infintile Lecce diventa indispensabile.
Il principio della fiducia e della comunicazione
I bambini “conoscono” già il tema della morte: sanno che essa esiste come evento, in quanto quotidianamente attraverso varie fonti si trasmettono “notizie” al riguardo; basti pensare ad una conversazione tra genitori rispetto alla scomparsa di un loro amico o di una persona conoscente, alla scena di un film, ai versi di una poesia, ad un animale riverso per strada (un gattino investito, un uccellino caduto da un albero), etc.
Dunque, la questione non risiede nell’introduzione alla tematica, ma nell’individuazione di una strada per affrontare il triste evento.
Come fare? Non esiste il metodo giusto e assoluto; si può solo seguire il principio della fiducia e della comunicazione, attraverso cui si tiene in vita il legame familiare. Magari, il bambino non comprende razionalmente l’avvenimento, ma vede e “sente” ciò che sta accadendo all’interno della sua famiglia; sa che si tratta di “una cosa non bella” e questo è sufficiente a gettare sulla sua persona tristezza e dolore.
Non informare il bambino su ciò che sta accadendo è un fattore di rischio: il silenzio potrebbe essere vissuto dal bambino come l’esclusione dal suo mondo e ciò lo porterebbe ad un isolamento confusionario, nel quale si ritroverebbe immerso di domande senza risposta o a cui risponderebbe egoisticamente, individuando “la colpa di tutto ciò in se stesso”.
La famiglia deve essere il riflesso delle stesse autenticità e spontaneità che animano il bambino nella sua quotidianità: bisogna parlare al bambino con sincerità esprimendo i propri sentimenti.
L’elaborazione del lutto
La morte non deve essere l’argomento tabù per la famiglia: i componenti della famiglia devono dare “voce” al dolore. Il bambino deve sentirsi legittimato a fare altrettanto, perché sa che al suo fianco ci sono figure di riferimento che, come supereroi, anche se ferite portano avanti la loro missione; ossia l’amore e il sostegno reciproco.
L’elaborazione del lutto ha le sue radici nel ricordo (come parlare di chi non c’è più, guardare delle foto insieme, scrivere una lettera, toccare un regalo che è stato fatto proprio da quella persona, etc.); esso è il momento significativo e rituale, per affrontare mentalmente ed emotivamente il passaggio dalla presenza fisica all’assenza.
Fonte notizia
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