Il crowdfunding in Italia sta vivendo un momento complicato e non per carenza di progetti o liquidità. Anzi, il mercato gode di ottima salute e grande fiducia da parte di investitori e aziende: le oltre 100 piattaforme italiane insieme hanno mosso oltre 100 milioni di euro nel 2021 e, contando tutte le piattaforme fintech, nello stesso anno i finanziamenti a PMI e startup italiane hanno raggiunto i 3,5 miliardi di euro, contro i 2,3 miliardi di euro del 2020. Un settore tutt’altro che in crisi, ma che rischia di fermarsi per colpa delle autorità competenti.
Il Regolamento Europeo
L’Italia è stata il primo Paese in Europa a creare con la Consob un complesso di norme sul Crowdfunding. Ciò ha gettato le basi per il Regolamento Europeo entrato in vigore il 10 novembre 2021, che obbliga ogni Paese a nominare una Autorità competente entro un anno, quindi con scadenza il 10 novembre 2022, la quale si occuperà della vigilanza sugli operatori del settore. Il problema è che in Italia non è ancora stata designata questa Autorità e, verosimilmente, non verrà creata neanche nei prossimi mesi. Ne consegue che dal 10 novembre 2022 non si potrà più fare attività di crowdfunding in Italia perché manca chi fornisce le autorizzazioni necessarie. Una situazione a dir poco paradossale, che sta tarpando le ali a un settore virtuoso e in crescita costante.
I danni per il settore
Finché non sarà nominata l’Authority per il crowdfunding, l’intero settore sarà in stallo e ciò creerà problemi a tutti i player. Le piattaforme di crowdfunding non potranno più operare in Italia ma saranno costrette a spostarsi all’estero per lavorare, e porteranno fuori confine, know-how, risorse e investimenti. Chi ci perderà saranno anche le startup e le PMI, che grazie al crowdfunding hanno raccolto finanziamenti fondamentali per il proprio business in un periodo non facile per l’economia mondiale. Ma soprattutto, ci rimetteranno gli investitori, che al momento nelle piattaforme di crowdfunding hanno depositato centinaia di milioni di euro. Chi garantirà la restituzione di questi soldi se le piattaforme dovranno essere spente?
Investimento Digitale
Investimento Digitale, startup innovativa con sede a Modena operante sul sito www.investimentodigitale.it, che nasce per connettere direttamente imprenditori e investitori attraverso uno strumento digitale indipendente, non vuole correre i rischi derivanti da questa situazione di stallo. Al contrario, si pone l’obbiettivo primario di tutelare i propri finanziatori e le aziende che hanno riposto fiducia nei loro confronti. Consci della situazione difficile del settore ribadisce agli investitori la possibilità di esercitare la clausola di recesso e di prelevare dai wallet la liquidità versata sulla piattaforma senza commissioni, e, nel contempo, è consapevole che le operazioni attuali in piattaforma, 4 progetti di altrettante PMI per un importo di circa 600 mila euro, certamente non saranno finanziate.
Investimento Digitale però non si ferma. Entro fine agosto terminerà un processo iniziato a febbraio che vedrà l’acquisizione di uno dei più importanti backoffice bancari italiani in possesso di licenza OAM, il cui core business è il cross-selling e il backoffice di prodotti di credito e assicurativi. Attraverso questa acquisizione Investimento Digitale avrà la possibilità di concludere accordi con istituti bancari per poter strutturare prodotti di credito in esclusiva. La piattaforma decide quindi di rimanere in Italia, concentrando la sua attenzione sulle attività di origination e risk assesment, in attesa di nuovi sviluppi sul fronte del crowdfunding.
Roberto Ghilardini, Founder e COO di Investimento Digitale, ha dichiarato: “A causa di un sistema legislativo lento e pigro, sul settore del crowdfunding si sta avvicinando una nuvola grigia in cui piattaforme e finanziatori sono abbandonati a sé stessi. Noi rimarremo coerenti al nostro impegno per la trasparenza dando la possibilità ai nostri utenti di prelevare tutte le somme depositate sui wallet e addirittura di recedere dalle campagne in corso di raccolta senza commissioni. È un danno economico? Certamente, ma a mio avviso questo è l’unico modo per evitare un danno reputazionale in futuro. Oggi ogni utente di ogni piattaforma dovrebbe avere il diritto di sapere che esiste la possibilità concreta che da novembre in poi le restituzioni delle somme finanziate potrebbero avere problemi”.
L’avv. Alessandro Maria Lerro, Compliance & Legal di Investimento Digitale ha commentato: “Il rallentamento nazionale sulla disciplina del crowdinvesting è solo congiunturale e in netta controtendenza rispetto all’andamento internazionale, che sta puntando su questo strumento come risposta alla volatilità dei mercati finanziari e alle tendenze inflative. Comunque, il nuovo mercato delle piattaforme fintech è estremamente ampio e produce una continua domanda di servizi ad alto valore aggiunto: la versatilità che sta dimostrando Investimento Digitale con l’apertura di nuovi canali e nuovi prodotti determinerà un’ulteriore accelerazione e creazione di valore per il mondo fintech.