Paolo Mazzocchini è autore di testi scolastici, saggi, articoli accademici, racconti, poesie e aforismi. Ha rivolto il suo interesse ai guasti dell’istruzione superiore italiana con La scuola del P(L)OF, Aracne 20082, Studenti nel paese dei balocchi, Aracne 2007.
1) Un prof saggista. Come convivono i due ruoli?
Sono in pensione da qualche anno e pertanto non sussiste più, per me, un problema di convivenza tra le due attività. Posso dedicarmi ormai completamente alla scrittura. Non soltanto alla saggistica, ma anche alla scrittura creativa (poetica, narrativa o teatrale che sia), un mio hobby tardivo che mi ha dato però recentemente notevoli soddisfazioni. Quanto alla saggistica, in passato mi sono dedicato molto alla ricerca in ambito filologico e letterario, ultimamente invece di più alla saggistica di opinione, specie per ciò che riguarda le problematiche della scuola superiore. Certo, finché ho insegnato, lavorare nella scuola e al tempo stesso descriverne, analizzarne e discuterne dall’interno le criticità e le storture mi ha creato in certi momenti, lo confesso, un qualche minimo disagio rispetto all’ambiente in cui lavoravo. Ma ho sempre sentito questa denuncia e questa critica come un dovere morale verso la scuola italiana, un modo per migliorarla, non certo per denigrarla.
2) I temi posti nel libro lasciano intravedere domande fondamentali sul mondo della scuola ancora in cerca di risposte, nella politica e nella società. Le avranno?
Da parte della politica non c’è da aspettarsi che vengano risposte concrete di sorta. Da decenni ormai la politica considera la scuola pubblica solo un costoso ammortizzatore sociale e un capitolo
di spesa da tagliare in tutti i modi, non certo una risorsa su cui investire prioritariamente. La politica si interessa della scuola solo come platea di propaganda e bacino di facile consenso. Anche per
questo il sistema-scuola attuale si è trasformato in un gigantesco laboratorio di populismo sfrenato e spudorato. Quanto alla società è troppo occupata da altro, soprattutto di questi tempi, perché possa interessarsi di scuola. Il costume e la mentalità della gente per altro sono cambiati profondamente negli ultimi decenni. La scuola è diventata, per molte famiglie di adesso, una istituzione di cui diffidare a priori. Gli insegnanti sono, sul piano della considerazione professionale, una categoria disprezzata e vilipesa. La cultura (quella alta e specialmente quella umanistica) è ritenuta da molti una inutile anticaglia, un lusso da cui non si ricava alcuna promozione economica e sociale. Quello che parecchi genitori (non tutti) si aspettano soprattutto dalla scuola è l’accudimento dei propri figli, i voti alti e il pezzo di carta a buon mercato.
3) Che cosa rappresenta per Paolo Mazzocchini il mondo della scuola?
Il mondo della scuola – penso di spiegarlo bene nel mio libro – ha rappresentato per me una delizia e una croce. Da un lato fare l’insegnante di liceo consente in teoria l’esercizio privilegiato (e raro) di un mestiere davvero autonomo: chi insegna, nel migliore dei casi, è il regista e il produttore della propria attività professionale, uno che può giostrare liberamente tra contenuti culturali, metodi e programmazione didattica adattandoli di volta in volta alla classe senza dover ubbidire a direttive esterne. L’insegnante è, nella sua classe, un dio e un demiurgo. Questa è la delizia del nostro mestiere. O meglio era… Dalla fine degli anni novanta infatti il prof ha perso gradatamente, in pratica, la sua libertà di insegnamento (che sarebbe, si badi bene, un diritto sancito dalla nostra costituzione) e si deve sempre più piegare a pesanti diktat burocratico-didattici, quando non propagandistico-ideologici, impostigli sia dal proprio istituto ‘autonomo’ sia dal ministero.
Tutto ciò ha trasformato nel tempo il mio amato mestiere in una intollerabile tortura. In una croce, per l’appunto.
4) Davvero la scuola è una questione nazionale?
Lo sarebbe. Dovrebbe tornare ad esserlo. Perché la qualità della formazione scolastica è la base del progresso di una intera società. Senonché più di vent’anni fa lo stato ha escogitato un bel trucco per lavarsene le mani. Dal 1999 si è inventata l’autonomia scolastica, un modo astuto per abdicare al proprio ruolo di guida unificante della scuola pubblica e per ridurre l’impegno finanziario a suofavore. Lo stato ha scaricato sulle singole scuole l’onere di autogoverno e autoriforma, con la conseguenza che ogni istituto, con sempre meno soldi e in spietata concorrenza al ribasso con gli
istituti del vicinato, ha facoltà di fare ciò che vuole sul piano didattico-organizzativo, di arrangiarsi cioè in maniera spesso empirica e dilettantesca. L’autonomia così intesa ha creato la scuola del
marketing, quella in cui una miriade di progetti ludici e di iniziative turistiche e promozionali tende ormai a soppiantare lo svolgimento regolare e metodico dei programmi disciplinari.
5) Ma lo stato impone comunque ancora a tutte le scuole alcune direttive dal centro, come l’Alternanza scuola-lavoro o l’insegnamento trasversale dell’educazione civica!
Sì certo. Ma guarda caso impone ancora a tutti dall’alto (per ossequio alle direttive europee o ai poteri forti’) solo quelle attività che contribuiscono anch’esse, in nefasta sinergia coi progetti e con
le iniziative ‘autonome’, a dissestare e ad affossare la continuità dei programmi e della lezione ordinaria. Attività che accelerano cioè, dentro il corpo già malato della scuola, la proliferazione
della metastasi di quella che io, nel mio libro, chiamo l’Antiscuola. Come volevasi dimostrare.
The dark side of the school narra momenti emblematici della carriera intellettuale e professionale di un insegnante liceale. Il titolo allude alla difficile comprensione della realtà scolastica italiana per chi non la conosca dall’interno. È, dunque, un’autobiografia tipica e atipica al tempo stesso.
Tipica perché la vicenda raccontata è rappresentativa di un’intera generazione di insegnanti ormai a fine carriera, protagonisti, testimoni e vittime dei cambiamenti epocali che hanno investito la scuola negli ultimi decenni. Atipica, perché l’autore ha vissuto, come studente e ricercatore prima e come docente poi, una parabola professionale che lo ha posto nelle condizioni di soffrire più di altri suoi colleghi – e quindi, forse, di comprendere più a fondo e più tempestivamente – la portata spesso deleteria, in primis per i ragazzi, di quei cambiamenti.
Fonte notizia
nulladie.com it catalogo 554-paolo-mazzocchini-the-dark-side-of-the-school-9788869154645.html search_query=mazzocchini results=1