Dopo il Covid, la stampa 3D torna protagonista con la guerra: c’è chi manda armi in Ucraina e chi mezzi alternativi e magari impensabili che invece potrebbero fare la differenza. Dalla Polonia arrivano stampanti 3D in Ucraina: quali i possibili usi in un clima di guerra?
Stampanti 3D per aiutare l’Ucraina
La guerra tra Russia e Ucraina è stata inaspettata? Senza entrare troppo nei motivi geopolitici, che non interessano nello specifico questa sede, vogliamo partire da una sensazione diffusa a livello generale. Molte persone comuni sono rimaste colpite non tanto dalla notizia della guerra ma dalle modalità di svolgimento dei conflitti. La guerra non sembra essersi “evoluta”. Forse perché è una cosa barbara nella sua essenza. Visti gli sviluppi tecnologici molti si aspettavano che, semmai fosse scoppiata una terza guerra mondiale, si sarebbe svolta in gran parte sull’etere (blocchi di account, hacker etc). E invece la guerra si fa come si faceva cento anni fa: con le bombe, i carro armati, gli uomini anche giovani strappati alle loro famiglie per essere inviati al fronte.
Oggi invece ci vogliamo concentrare sulla sopravvivenza nei territori di guerra. Li, per fortuna, c’è un alleato tecnologico dal grande potenziale, lo stesso di cui vi avevamo parlato in merito alla pandemia Covid. Lo presentiamo con orgoglio perché “giochiamo in casa” e questo ci rende sicuramente orgogliosi di aver investito in un settore che può cambiare l’umanità e aiutarla in modi fino a qualche anno fa impensabili: la stampa 3D.
Dalla Polonia arrivano in Ucraina stampanti tridimensionali. Grazie a questi macchinari la popolazione può stampare, solo per fare qualche esempio:
- lacci emostatici, periscopi e altri dispositivi medici e di primo soccorso;
- equipaggiamenti protettivi;
- droni per la difesa del territorio ucraino.
Subito dopo l’attacco russo, da Varsavia è partito un pullman carico di 20 stampanti e circa 350 kg di filamento. Ad inviarlo era Andrzej Burgs, fondatore e ceo dell’azienda di stampa 3D Sygnis. Il carico è giunto presso la 3D Tech Group di Leopoli. La notizia ci ha emozionato perché ci ha ricordato quando, in piena pandemia, Copygraf 3D è scesa in prima linea mettendosi a disposizione per stampare mascherine e altri dispositivi utili per evitare i contagi o per creare respiratori per i malati di Covid in ospedale. Il viaggio dei nostri colleghi polacchi non è stato facile: il camion è stato fermo tre giorni al confine. La soddisfazione è stata sicuramente di grande impatto, tanto che, racconta Burgs uno dei ragazzi che ha partecipato all’impresa si è tatuato l’immagine dell’autobus per immortalare questo momento sulla pelle per sempre.
Guerra e stampa 3D: un’arma potente per difendersi
Cerchiamo allora di approfondire in che modo la stampa 3D può aiutare un Paese sotto pesante attacco bellico. In realtà dovremmo parlare al plurale di “modi” per essere precisi. Si perché questo strumento si presenta estremamente utile proprio per la sua versatilità. Sono tantissimi gli usi possibili, in base anche al tipo di stampante 3D usato.
Ad esempio le stampanti 3d compatte sono di piccole dimensioni quindi possono essere installate anche nei bunker sotterranei.
Stampanti tridimensionali che funzionano con polimeri o materiale plastico, come quelle inviate in Ucraina appunto, possono, come sopra citato, permettere di realizzare scorte di lacci emostatici, periscopi, indumenti protettivi etc.
L’intervento non si è limitato ad usi singoli ma ha permesso di creare una vera e propria rete di collaborazione.
La tecnologia è la migliore soluzione contro i carri armati
Il ministro ucraino della Trasformazione Digitale Mykhailo Federov ha commentato: “la tecnologia è la migliore soluzione contro i carri armati”. Una frase che ha fatto eco. E in effetti, mentre dalla Polonia venivano spedite le 20 stampanti 3D, l’organizzazione no profit TeenCrunch ha avviato una rete di stampa 3D in collaborazione con la startup 3YourMind e con lo stesso Burgs. Il progetto si chiama Tech Against Tanks (letteralmente appunto “tecnologia contro i carro armati” per citare l’espressione diventata uno slogan). Grazie a questo movimento spontaneo, sono stati stampati oltre 10 mila articoli. Dispositivi di protezione, lacci emostatici, droni e molto altro. Il tutto stampato da disegni open source. Il progetto può contare circa mille stampanti grazie all’adesione di diverse aziende.
Parallelamente è stata attivata anche una raccolta fondi. Sono già stati donati più di 50 mila dollari ma l’obiettivo ambizioso è di 350 mila.
I prossimi passi della stampa 3D al servizio della sopravvivenza
Ovviamente tutti noi speriamo in una risoluzione rapida di questo conflitto terribile. Ad ogni modo l’idea visionaria di questo progetto andrà avanti. Perché purtroppo non esiste una sola guerra nel mondo. Basti pensare alla Siria o al Congo: sono Paesi martoriati da anni e in cui l’approvvigionamento di certi beni risulta carente.
Ulteriore step sarebbe quello di migliorare sempre di più questo progetto andando a superare anche alcuni limiti. Il fatto che gli oggetti stampati in 3D siano in plastica li rende meno duraturi. Inoltre trattandosi di produzioni singole e non in serie, i costi risultano maggiori. Ad oggi questa soluzione va contestualizzata in un’ottica di emergenza. Ok magari non saranno droni capaci di volare 20 anni ma in questi contesti disperati anche un mese di controllo aereo in più può fare la differenza. L’obiettivo quindi non è la durata, ossia la “qualità” quanto la quantità. L’appello a tutti gli operatori europei e statunitensi di stampa 3D è quello di contribuire per ottenere una produzione su larga scala.
Nel frattempo l’obiettivo dell’organizzazione è anche quello di giungere nelle zone più di conflitto. Strategia che, peraltro, non è nuova. Già la utilizzarono gli americani in Afghanistan.
E’ possibile realizzare droni in 3D?
Sicuramente l’attenzione maggiore è sui droni. Questi sono “armi da difesa” e non da attacco. “Occhi” tecnologici che sorvolano i cieli delle zone colpite. La struttura centrale si realizza tramite stampanti 3d usando polimeri ma resta da collegare manualmente le componenti video e radio.
Ci sono poi gli ostacoli che possiamo definire tecnico-burocratici o militari. Le forze di difesa ucraine mantengono il segreto su alcuni prodotti militari non volendo condividerlo con il gruppo posto che è polacco e non nazionale. A questo si aggiunge il rischio, da non sottovalutare, di infiltrazione da parte di spie russe. Cosa che accresce la titubanza dell’esercito ucraino.
Ma c’è una cosa che fa ben sperare nel lungo termine. Dopo l’emergenza lo stesso approccio potrebbe essere promosso per la ricostruzione dell’Ucraina post guerra.