di Michela Motoc
Quadri particolari, che emozionano al solo sguardo. Questa è la dote dell’artista Shlomo Tuvia che dagli States arriva a Venezia per mostrare la sua arte in un contesto straordinario.Il chiostro di San Francesco la vigna la cui facciata della chiesa fu fatta dai grandi architetti Andrea Palladio e Sansovino. E questa la sede del Padiglione Spoleto presentato da Salvo Nugnes e Vittorio Sgarbi nel contesto della Biennale di Venezia, la Probiennale è un evento collaterale giudicato dai vari media come un fiore all’occhiello.
Nato da una famiglia ebrea che ha vissuto a Lasi in Romania nel periodo del nazismo. I genitori, per proteggersi dai nemici, hanno vissuto a lungo sotto un tombino, ma sono riusciti a scappare in Israele, il Paese Santo, dove Dio ha dato loro la benedizione più bella che una coppia possa ricevere, un bambino meraviglioso che hanno deciso di chiamare “Shlomo”, il cui significato è “Salomone”.
Fin da bambino, tutto quello che voleva esprimere e comunicare ai genitori, lo poteva fare solo tramite i gesti o il disegno, in quanto entrambi sordomuti, ed è per questo motivo che nella maggior parte dei suoi quadri ritroviamo spesso le mani in ogni forma e dimensione.
A 20 anni ha deciso di andare dai suoi zii a Los Angeles, ovviamente in quel periodo era molto difficile arrivare in America e soprattutto poter lavorare nel settore dei suoi desideri, ovvero l’arte, però per Shlomo non è stato un ostacolo. Ha iniziato a lavorare come autista, giardiniere, insomma, come diciamo noi un “tutto fare”, ed è riuscito a trovare il tempo per concretizzare il suo sogno di realizzare dei dipinti che riflettono la sua persona, la sua esistenza.
Una vita davvero impressionante se proviamo ad immaginarla.
Nonostante tutto, oggi, a 63 anni, parla perfettamente ebraico, inglese e spagnolo. È un uomo ed un artista con una forza, un desiderio di creare ed un coraggio che ci dimostra che tutto è davvero possibile, basta volerlo. Vive a Los Angeles dove ha trovato la sua pace, ha una bellissima famiglia e due figli che gli stanno vicino in ogni momento della sua vita.
Ama molto la nostra Italia, viene spesso per mostre d’arte o per visitare i posti “più belli al mondo”, come dice lui.
I quadri rispecchiano il suo percorso di vita passata, come ad esempio il quadro con il bambino povero che regge una bottiglia d’acqua, con le mani della mamma che lo proteggono.
La vita presente potrebbe essere rappresentata dal “runner”, in cui ognuno di noi si può immedesimare quando vogliamo intraprendere un nuovo percorso di vita, quando ci sentiamo pronti però ci sono sempre delle persone che provano a fermarci. Queste sono rappresentate dalle mani che vogliono trattenere l’atleta.
Il futuro potrebbe essere rappresentato dal quadro con le due mani che si incrociano, che rappresentano gli affetti durante la nostra vita sulla terra, però arriva per tutti noi il momento in cui il nostro amore si alza al cielo e lui ha rappresentato quel momento tramite le farfalle.
Una vita caratterizzata da molti cambiamenti senza però perdere la fiducia in Dio, tanto amore per l’arte e tanta forza per un futuro migliore.