Putin e le sue mire sull’Ucraina e non solo, il punto fatto dallo scrittore e giornalista Marco Baroni Presidente dell'UGEI, Unione Giornalisti Europei Indipendenti, associazione punto di riferimento di chi fa informazione nell’UE.
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Se si osservano gli atteggiamenti di Vladimir Vladimirovič Putin, è chiaro a tutti che, l’attuale presidente della Federazione Russa, sia un soggetto in cui, pericolosamente e in modo drammatico, convivano anacronismo e paranoia.
Infatti, senza voler disturbare esperti in materia, è assolutamente evidente che Vladimir Vladimirovič Putin sia “disturbato”, ovvero mostri una personalità che è, chiaramente, caratterizzata da diffidenza e da sospettosità. Non a caso, seppure non vi si siano state delle reali minacce, Vladimir Vladimirovič Putin ha attaccato l’Ucraina, ovvero uno stato democratico e indipendente.
Per di più, il suo “disturbo”, è aggravato da un incredibile anacronismo, dato che, quanto sta compiendo anche all’interno del suo Paese, è un qualcosa che stride con i tempi attuali. Una ostilità, la sua, che è esplosa in modo così malevole, che, alla fine, rischia di portare a conseguenze che nessuno auspica.
In verità, in tempi che sembrano così lontani, l’Unione Sovietica, come si chiamava allora, fu già protagonista di vili assalti.
Anche se viene ad essere poco ricordato, per chiare ed evidenze motivazioni politiche, nella notte tra il 20 e il 21 agosto del 1968, le truppe russe invasero l’allora Cecoslovacchia. Pochi anni prima, ovvero il 4 novembre del 1956, il Patto di Varsavia, per schiacciare l’eroica resistenza armata a Budapest, effettuò una operazione di occupazione militare.
Anche allora, al di là di commosse rimostranze, le truppe dell’Unione Sovietica poterono fare tutto ciò che vollero.
In linea generale, poi, come non ricordare lo “strano” comportamento tenuto precedentemente dalla Francia e dal Regno Unito nei confronti dell’Unione Sovietica? Infatti, tutti ricordano che il 1° settembre del 1939, la Germania attaccò la Polonia. Francia e Regno Unito, prontamente, dichiararono la guerra alla Germania. Peccato, che, quando sedici giorni dopo che le truppe tedesche avevano attaccato la Polonia, l’Unione Sovietica, a sua volta attaccò la Polonia, tanto la Francia quanto il Regno Unito, non dichiararono la guerra anche all’Unione Sovietica che, appunto, aveva invaso la Polonia.
In un incredibile gioco di visioni, Francia e il Regno Unito dichiararono, giustamente, guerra alla Germania, colpevole dell’attacco alla Polonia ma, non si capisce in virtù di quale strana considerazione, non alla Russia seppure, anch’essa, rea di aver attaccato e occupato parte della Polonia!
E cosa dire del cupo destino dei Paesi Baltici, e di tutte quelle nazioni che finirono sotto il controllo dell’Unione Sovietica al termine del secondo conflitto mondiale?
Oggi, nonostante bombardamenti ed eccidi da parte delle forze armate Russe, vi è più di un qualcuno che sostiene che Putin si è trovato nella necessità di attaccare l’Ucraina per colpa dell’Unione Europea e della Nato. In altre parole, per queste pie persone, uno stato indipendente e democratico, solamente perché ha i suoi confini con la Federazione Russa, non può decidere, in tutta autonomia, se entrare a far parte dell’Unione Europea, oppure accedere alla Nato. Strano ma, vero.
Certamente, queste pie persone, sono le stesse che, quando una donna viene ad essere violentata, sono veloci a sostenere che è il suo modo di vestire che ha indotto tale reazione! D’altra parte, la stessa Corte di Cassazione, emise, diversi anni fa, la “sentenza dei Jeans”.
Qualcuno, poi, ha, anche da eccepire sugli interventi finanziari, dato che questi, ovviamente, possono portare a subire delle conseguenze anche per tutti i paesi che hanno aderito a quanto è stato stabilito dall’Unione Europea. Certo, la fornitura di gas e via dicendo, sono primarie ma, allora, cosa si dovrebbe fare?
È, ovvio, che, in virtù di così tanti distingui, il sacrificio della Ucraina, sembra essere poca cosa. In altre parole, per viltà e per opportunismo, per questi ben pensanti, Vladimir Vladimirovič Putin può attaccare, impunemente, chi vuole.
Se Vladimir Vladimirovič Putin ha, deliberatamente, attaccato l’Ucraina, lo ha fatto, prevalentemente, contando proprio sulla divisione dei paesi dell’Unione Europea, oltre che, pensando, che le sue truppe inviate sul suolo ucraino, venissero accolte come liberatrici. Invece, seppure sia un qualcosa di meravigliosamente sorprendente, l’Unione Europea si è mostrata compatta e, cosa ancora più stupenda, il fiero popolo ucraino sta lottando con tutte le sue forze ai tentativi di occupazione da parte delle truppe di Vladimir Vladimirovič Putin.
Davanti ad una viltà, come quella preparata da Vladimir Vladimirovič Putin, è ovvio che se si decidesse di mostrarsi vili, non ci si potrebbe, di certo, stupire, se, di conseguenza, le sue mire possano accrescere a dismisura. Di base, sarebbe da domandare a questi vari pii beghini, chi ha stabilito che un libero paese non possa decidere sul suo futuro.
Ovvero può Vladimir Vladimirovič Putin decidere o meno se uno stato, seppure sia a lui confinante, scelga di far parte dell’Unione Europea oppure della Nato?
Le sue mire espansionistiche, seguendo questa logica, lo potrebbe portare a far ritornare indietro tanto gran parte dei paesi europei, quanto gli stessi abitanti della Federazione Russa. Non per nulla, oltre che di una evidente lucida e fredda paranoia, Vladimir Vladimirovič Putin è colpito da un forte anacronismo.
A tal proposito, la memoria corre immediatamente ad un bellissimo ed iconico film del 2003, ossia Good Bye, Lenin, che, non si sa il perché, in una trasmissione televisiva così esclusivamente infarcita di repliche, non viene ad essere messo in onda. Ricordando la trama di questo epico film, sembra, quasi, che, al posto di Kristine, socialista convinta che era caduta in coma poco prima della caduta del muro di Berlino, ci sia Putin. Infatti, nel film, il figlio di Kristine, Alex, cerca in tutti modi di evitare che sua madre possa scoprire la fine del suo mondo.
Un ruolo, quindi, che calzerebbe a pennello a Putin se, invece di una triste realtà fosse un film!
Onestamente, pare alquanto strano che, un uomo del calibro di Putin, non si sia reso conto di quanto e di come, nel frattempo, le cose abbiano assunto aspetti totalmente diversi da quelli che si potevano riscontrare ai cupi tempi dell’Unione Sovietica.
In altre parole, la popolazione di quegli stessi stati, un tempo satelliti dell’Unione Sovietica, in tutti questi anni hanno avuto modo di conoscere e apprezzare un tipo di vita totalmente diversa da quella che era in vigore precedentemente. Specialmente i giovani, oggi, sono abituati a ragionare e, soprattutto, a non credere più ciecamente a quanto il Partito dice.
Indubbiamente, anche l’accesso al web ha concorso a far aprire gli orizzonti ad una popolazione che, precedentemente, solamente per andare da un punto A ad un punto B, doveva essere in possesso del passaporto.
È, quindi, davvero difficile pensare che Putin potesse credere che, il semplice fatto di entrare in Ucraina con i carrarmati, facesse sì che la popolazione si ribellasse a Volodymyr Zelenskyy. Sicuramente, gli appelli lanciati dallo stesso Putin alle forze armate, con i quali lo si invitava a disertare ed effettuare un vero e proprio golpe, forse, hanno potuto far tentennare qualche anziano ufficiale nato e cresciuto con il mito del Partito.
Di certo, non lo ha fatto nella nuova generazione, ovvero in quella che, in pratica, è rimasta sul campo e che, con onore e disciplina, sta ostacolando con tutti i mezzi possibili, l’avanzare arrogante delle truppe russe.
Certo, gran parte delle decisioni che i cosiddetti Grandi, debbono prendere, dipendono sia da quello che effettivamente vuole fare Putin e sia da quello che lo stesso suo entourage gli permetterà di fare. Non per nulla, se, a livello teorico, all’entourage di Putin, una prova di forza poteva essere considerata un monito da dare al mondo, l’annessione della Ucraina potrebbe, invece, essere considerata una mossa fin troppo azzardata.
D’altra parte, un conto è prendere il controllo di Kiev e un altro mantenere il controllo del paese. Oltre a ciò, non è ben chiaro se Putin abbia preso in considerazione le possibili reazioni interne che, i forti poteri economici, potrebbero dare vita.
Ovvero, si è davvero domandato se i nuovi ricchi russi siano disposti a rinunciare a tutti quei pregi e vantaggi che hanno raggiunto e che, al tempo dell’Unione Sovietica, non potevano neppure lontanamente pensare? Altro piccolo aspetto.
Forse, nella testa di Putin, è passata l’idea che, chiusi i rapporti con l’Europa, si andavano ad aprire quelli con la Cina. A parte il fatto che la cosa non è così certa e sicura, crede davvero che la Cina, data la subalterna posizione di Putin, sia così sciocca da andare a pagare lo stesso prezzo che è, invece, è pagato dall’Europa?
Ossia, per fare un esempio molto semplice, se con l’Europa ipoteticamente incassava, grazie a Gazprom, 120 miliardi di dollari, è davvero così certo che la Cina sia disposta a pagare la medesima cifra?
Forse, Putin, preso da un attacco di anacronismo e paranoia, si è dimenticato che, in questo specifico caso, è la Cina che ha il coltello dalla parte del manico e, di conseguenza, può essere lei a stabilire il prezzo ad un materiale che la Russia non saprebbe a chi vendere in così tanto volume.
Infatti, la Cina, seppure gli faccia comodo avere materie prime e quant’altro, è una forza economica nettamente superiore a quella di Putin. Di ignominia e di iniquità, ahimè, la storia del mondo ne è piena. Si tratta, in fondo, da quale punto di vista si guardano le cose.
D’altra parte, prendendo in prestito una nota frase di Fabrizio De André, si può ricordare che “la storia la scrive chi vince”.
Oggi, tema centrale è la drammatica situazione che si sta assistendo in Ucraina, aggredita militarmente, in modo vile, da Putin. Come ricordava Giambattista Vico, l’intero cammino dell’umanità è contraddistinto da corsi ed i ricorsi storici. In fondo, in tempi ancora più lontani, Tito Livio, unitamente ad altri storici romani, riportò le lapidarie parole di Brenno, il quale, 390 a.C., aveva messo a sacco Roma.
Oggi, più che mai, quella nota locuzione, ossia “Vae victis”, cioè guai ai vinti, suona come un sinistro e amaro commento, nel constatare i diversi distinguo. Infatti, se da un lato è errato attuare gravi decisioni di puro istinto, dall’altro, il troppo tempo nel prendere decisioni, non fa altro che dare spago alla pura follia di Putin.
L’Ucraina, in tanto, si trova di fronte ad una lunga agonia, dominata da promesse e belle parole. In pratica, è una pedina facente parte di una ampia e complessa scacchiera. È, per di più, sacrificabile, dato che, commercialmente, è la Russia a dominare il mondo della finanza.
In fondo, seppure si possa considerare l’Ucraina come centrale punto della cultura degli slavi orientali, tutta la sua storia è caratterizzata da occupazione e divisioni. Quando i mongoli invasero la Russia, l’Ucraina divenne terra di conquista per polacchi, lituani, austro ungarici, impero ottomano e via dicendo.
Tra il Settecento e l’Ottocento, il suo territorio venne ad essere diviso tra l’allora Impero Russo e la Polonia. La Repubblica Popolare Ucraina, tuttavia, venne ad essere fondata il 23 giugno del 1917. Come Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, nel 1922 fu un membro fondatore dell’allora Unione Sovietica.
Solamente nel 1991, a seguito del disfacimento dell’URSS, l’Ucraina, finalmente, poté riconquistare la sua indipendenza. Sembra, quasi che, oggi, Putin, si sia ricordato che, quando faceva parte dell’Unione Sovietica, l’Ucraina contribuiva a più di un quarto del totale della produzione agricola sovietica.
Ma oltre che vantare vasti terreni fertili perfetti, per ingenti produzione di verdure, grano, latte e carne, l’Ucraina è importante, anche, perché vanta ricchi giacimenti di materie prime.
Andando a concludere, forse più che preoccupato di una adesione alla Unione Europea oppure alla Nato, Putin mira, molto più semplicemente, alle ricchezze della Ucraina.
Giornalista Marco Baroni
Presidente UGEI
Unione Giornalisti Europei Indipendenti