Uno dei libri più emblematici e famosi delle letteratura spagnola el ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha scritto da Miguel de Cervantes, chi non l’ha mai letto o studiato durante il suo percorso di studi?
Il mio primo incontro con Don Quijote de la Mancha (preferisco usare il nome dato dall’autore) fu alle elementari, ovviamente la maestra ce lo presentò in chiave scherzosa e fiabesca ed io non lo capii molto bene, anzi lo credetti un racconto di pura fantasia in cui mulini a vento e pecore venivano rappresentati come giganti e mori. Rifece capolino nella mia vita all’università durante il primo esame di letteratura spagnola e da quel momento divenne un mio compagno di viaggio. Dopo averlo letto in modo approfondito mi rimase impresso; quante volte nella mia vita mi sono sentita come Don Quijote, che vede una realtà diversa, che sogna un mondo più giusto fondato su valori ormai estinti e che è disposto a lottare contro i giganti pur di difendere i propri ideali.
Questo articolo non si concentrerà sulla storia o sui significati nascosti del libro, in tanti hanno già trattato questi argomenti. Io voglio porre l’accento su una questione di traduzione, in particolare sulla traduzione del nome di Don Quijote. Un dilemma che affligge i traduttori: lasciare invariati i nomi originali dei personaggi di un libro o tradurli per meglio adattarli ai lettori della lingua d’arrivo? Io sono una purista e preferisco lasciare i nomi propri dei vari soggetti invariati, visto che il nome di una persona non cambia quando essa varca i confini di altre nazioni, perché dovrebbe invece succedere ai nomi dei protagonisti di un libro? Inoltre io che ho un nome straniero, so quanto sia odioso quando viene storpiato o cambiato.
Il traduttore ha invece scelto di italianizzare il nome di Don Quijote trasformando la J spagnola, la quale ha un suono gutturale che in italiano non esiste, in una alquanto discutibile SCI. Ma da dove nasce il nome Quijote? Quijote si traduce in italiano come cosciale, la parte dell’armatura che protegge la coscia; ma ci sono varie teorie circa l’origine dello pseudonimo che Alonso Quijano (vero nome del personaggio del libro) si attribuì per dare un tono al suo alter ego. Una di queste è che il nome derivi da un incrocio tra il cognome di Alonso, Quijano per l’appunto, ed il famoso cavaliere Lanzarote, meglio conosciuto dagli italiani come Lancillotto; ecco quindi un altro problema, riportare la desinenza finale spagnola “OTE” o far trasparire la correlazione con Lancillotto? In quest’ultimo caso gli si sarebbe potuto attribuire un nome come Don Chisciotto, che potrà suonare strano, ma se il traduttore avesse scelto questa opzione tutti noi lo chiameremmo così oggi.
Questo dimostra quanta responsabilità cade sui traduttori e quanto sia importante il loro compito che spesso passa inosservato, visto che non solo devono tradurre in modo corretto le parole dell’autore, ma anche adattarle alla lingua ed alla cultura in cui traducono. Voi cosa ne pensate, siete d’accordo con la scelta del traduttore de el ingenioso hidalgoDon Quijote de la Mancha? Vi piacerebbero nomi come Doriano Gray, Edomondo Dantès, Oliviero Twist o Giovanni Valjean?