Un romanzo di gente di passaggio, gente triste come i vagoni di un treno che finiscono in un deposito. Ci sono vite spezzate di vecchi e di giovani, di persone che non riescono a far quadrare i conti con la vita, che a volte si diverte troppo e non si fa addomesticare. C’è un racconto che sta in equilibrio sulla corda sottile della finzione, un racconto che ha l’enorme merito di apparire inconsapevole di quel che succede, soccombendo alle storie e alle false verità degli interpreti del romanzo. Un racconto dove lo scrittore stesso si lascia guidare dalla storia, dove l’autore è tanto grande da lasciarsi sopravanzare dagli eventi che prendono consistenza, dai personaggi che rivendicano la loro autonomia e vivono da soli, senza farsi guidare. Con splendide descrizioni di una Roma crepuscolare, spogliata per una volta di tutte le stelle più brillarelle. Per una volta priva di mille e un étoile. E scene d’azione, di lotta e dei colpi di karate che sono da manuale descritte e che rendono questo romanzo un piccolo capolavoro.
Biagio Proietti è nato a Roma nel 1940. E’ stato attivo nel cinema e in televisione tra gli anni settanta e ottanta. Ha legato il suo nome al film horror Black Cat (Gatto nero) e ad alcune serie televisive, tra le quali spiccano due di grande successo Coralba e Dov’è Anna?. Sua anche la miniserie sull’investigatore Philo Vance interpretato da Giorgio Albertazzi. Nel 2014 è uscito il romanzo Dov’è Anna?, per 21 Editore, tratto dalla sua omonima serie, firmandolo con Diana Crispo, sua compagna nella vita oltre che sul lavoro. Ha scritto anche per il teatro e per la radio.
Pagine 400, prezzo 18,00 euro
INCIPIT
Io che ho visto i delfini rosa, dice con voce stentorea, lasciando la frase in sospeso, l’uomo che tutti chiamano Socrate. Anche se sanno che non è il suo vero nome: nessuno conosce quello autentico. Nel mondo delle ombre, com’è definito, con poetica falsità, il mondo dei barboni, conta il nome con il quale sei conosciuto, il resto non esiste: la vera identità è un bene che appartiene al mondo altro. A quelli che vivono in case riscaldate durante il gelido inverno, che mangiano tutti i giorni, seduti a tavole imbandite. Loro, i barboni, dormono dove capita, mangiano nelle mense della Caritas, quando riescono a entrare.
Socrate si considera fortunato perché si è creata una specie di casa, in un posto bellissimo, in una città come Roma. Appena si sveglia, la prima cosa che vede è il Colosseo. Socrate ha trovato rifugio su una scalinata di marmo, che una volta era l’ingresso di un grande Liceo.