Sembra incredibile, ma nell’Oceano Pacifico esiste una vera e propria isola di rifiuti. Un’isola composta principalmente di plastica, talmente grande, che ha una superficie che, nelle stime più generose, potrebbe occupare uno spazio in chilometri quadrati superiore agli Stati Uniti d’America. Si chiama Great Pacific Garbage Patch, un’autentica isola di plastica, che risulta essere la più grande del pianeta.
Queste isole, sono chiazze ripiene di rifiuti, rifiuti che si aggregano sulla superficie marina di zone specifiche dei mari. Non sono uguali come grandezza, variano molto, ma questa è famosa per essere la più grande, di dimensioni veramente impressionante, che fa riflettere proprio per la mostruosità dell’inquinamento umano quali livelli può raggiungere. E’ chiaro che la presenza di queste gigantesche isole di plastica compromette l’ecosistema, in quanto aggredisce gli animali che popolano oceani e mari, e in sé rappresenta un fenomeno gravissimo tra le molte tipologie di inquinamento del pianeta Terra che ci ospita.
La Great Pacific Garbage Patch ha come altro nome Pacific Trash Vortex, si è formata 60 anni fa.
Si stima si sia formata oltre 60 anni fa. Principalmente composta da plastica, presenta anche residui di tipo organico e metalli.
Venne ipotizzata come fenomeno di inquinamento nel 1988, sulla base di una ricerca del National Oceanic and Atmospheric Adminstration USA (NOAA). Nel 1997 un numero infinito di rifiuti di plastica circondò la barca del velista Charles Moore, mentre questi gareggiava dalle Hawii alla California.
Il Programma dell’ONU per l’Ambiente ha espressamente denunciato anni fa come la gigantesca isola formata da rifiuti tendeva ad ingrandirsi smisuratamente giorno dopo giorno.
Dal 2018 è stato implementato un sistema che serve a pulire l’isola, sistema organizzato dalla Ong Ocean Cleanup.
Questo meccanismo di pulizia ha un sistema autonomo che usa le correnti marine, il modo delle onde e i venti per far concentrare la plastica, permettendo così la raccolta dei rifiuti con le navi a supporto dell’operazione.
Già nell’ottobre del 2019 questa attività era risultata veramente incoraggiante per i suoi risultati, facendo propendere per un sistema similare per ripulire tutte le grandi isole di plastica marine e oceaniche.
Realtà inquinanti come questa colossale isola di rifiuti dovrebbero spingere l’opinione pubblica e a maggior ragione gli amministratori degli Stati, che non è possibile rimandare interventi legislativi e organizzativi per mettere ordine e regole nuove e più stringenti, una rivoluzione ecologica, sulle diverse forme di inquinamento umane.
Dopo millenni di attività umane sul nostro pianeta, stiamo giungendo ad un punto di non ritorno per la gravità delle forme di inquinamento.
Leggi come quella che in Italia ha reso obbligatorie le buste biodegradabili come buste per la spesa, o l’uso degli shopper devono essere parti di un mosaico con cui riuscire ad invertire la rotta nell’inquinamento continuo che gli esseri umani stanno facendo della nostra casa comune.
L’isola di plastica sembra una realtà da incubo, che richiama la nostra attenzione per trovare un modo di vivere in maniera sostenibile la civiltà dei consumi, prima che non si possa più cambiare strada.